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Una road map per il Terzo Settore

Le riflessioni del nostro esperto Giulio D'Imperio: «Finalmente una voce autorevole del terzo settore nazionale si è tolta la benda dagli occhi»

di Giulio D'Imperio

Ho letto con attenzione l’editoriale di Riccardo Bonacina e la prima riflessione che mi è venuta è: “Finalmente una voce autorevole del terzo settore nazionale si è tolta la benda dagli occhi!!!!” È da anni che vado predicando che il terzo settore se non intende rimanere “terzo” avrebbe dovuto da tempo:
1)    sganciarsi dal cancro della politica;
2)    essere maggiormente organizzato;
3)    selezionare personale rispettando criteri meritocratici in modo da avere gente capace di rendere queste realtà il fiore all’occhiello dell’economia italiana;
4)    essere più pragmatico stare con i piedi ben piantati in terra e non vivere a mezz’aria filosofeggiando senza venire a capo di nulla;
5)    avere maggiore coraggio alzando la voce nei luoghi che contano e chiedendo quello che spettava senza se e senza ma.

È chiaro che ora mi tocca analizzare i punti da me evidenziati.
La politica la definisco un cancro per il terzo settore perché ha finito con il condizionare l’attività di moltissime realtà del terzo settore. Quante sono le cooperative sociali nate per volontà di questo o quel politico che fino a quando è stato in auge si sono garantite il lavoro con appalti pubblici? Una volta però che lo stesso politico non è stato più eletto immancabilmente si è avuta la declable della realtà a lui collegata con la conseguenza di perdite di posti di lavoro.
Qualche persona influente del terzo settore sa dirmi quali benefici le aziende dell’intero comparto hanno ricevuto dalla politica? Si attende ancora una norma che riformi la legge quadro sul volontariato, la partenza dell’impresa sociale, una rivisitazione della norma sulle cooperative sociali, la stabilizzazione del 5 per mille, etc.

Passando ad esaminare la mancanza di organizzazione del terzo settore molti sono gli argomenti che mi vengono in mente, ma proverò ad evidenziarne alcuni.

Il Forum permanente del terzo settore.
Lo ritengo una interessante ed importante struttura per l’intero terzo settore in cui dovrebbero convergere le menti migliori, scollegate dalla politica, con il preciso intento di fungere da elemento propositivo per i nostri governanti. Le singole commissioni dovrebbero essere più snelle costituite da un numero di persone che faciliti la possibilità di incontrarsi, e soprattutto in ogni commissione devono esserci esperti della materia a cui si riferisce la commissione (es. lavoro, fisco, volontariato, etc.), altrimenti si finisce con il perdere tempo prendendo in giro l’intero terzo settore!!! E non perché la partecipazione alle commissioni è gratuita diventa  sufficiente a giustificare l’inerzia di tale struttura.

I Centri di servizio per il Volontariato.
Queste strutture importantissime soprattutto per le ODV, non possono fornire servizi e consulenze servendosi di personale che non dia garanzie di professionalità, riguardante il terzo settore, all’intera collettività. Pertanto ritengo che debba essere istituito, necessariamente, un albo nazionale di consulenti, per ogni singola materia, e direttori da cui i CSV possono attingere in modo da garantire ai loro utenti garanzia di qualità di servizi. Chiaramente per essere iscritti nell’albo nazionale diventa indispensabile possedere determinati requisiti. Ed invece oggi chi vince il bando per la gestione dei CSV può scegliere a sua discrezione sia i direttori che i consulenti che il personale che debba lavorare. Questa proposta, secondo me, servirebbe a fornire un servizio qualitativo. Qualcuno non è d’accordo?

Revisione biennale per le cooperative.
Personalmente non ritengo giusto affidare le revisioni alle organizzazioni cooperativistiche che si servono di un unico revisore che debba garantire il controllo sulle esatte procedure sia fiscali che lavoristiche. Attenzione non metto in dubbio il percorso formativo, ma mi sia concesso di affermare che seguire due o più materie contemporaneamente in modo preciso e puntuale, considerando l’enorme evoluzione normativa italiana, è difficilissimo. Così facendo si rischia di non garantire una giusta revisione, complicando la vita a moltissime cooperative.
Sarebbe più opportuno, secondo me, avere un revisore per materia in  modo da garantire che l’esito della revisione sia più precisa possibile.

Una qualificazione e selezione delle scuole per il Terzo Settore.
Non è possibile veder spuntare come funghi master e corsi relativi al terzo settore soprattutto per quanto attiene il fundraising!! A questo punto dovrebbe essere l’Agenzia del terzo settore, ora sotto l’egida del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,  a stabilire i criteri per accreditare le scuole, i master, etc. Se questo non dovesse avvenire, continueremo ad avere la formazione, importantissima per gli operatori del settore, come una giungla dove diventa sempre più difficile districarsi.

La meritocrazia, ormai merce rara in Italia, dovrebbe essere invece la pietra miliare del terzo settore che basa il proprio agire proprio sull’etica. Mi dite come è possibile scegliere e mantenere poi gente che sia capace nel terzo settore quando non vi sia una scuola per Responsabile del Personale per aziende del terzo settore, per la costituzione della quale mi sto battendo da anni sbattendo sempre contro un muro di gomma?
Selezionare personale che possa essere in grado di aiutare il terzo settore ad essere il fiore all’occhiello della economia italiana. Per fare questo occorre mettersi anche nella condizione di non far scappare la gente dal terzo settore, retribuendola adeguatamente cercando di non giustificare ritardi dovuti a volte a cattiva gestione, con il fatto che nel terzo settore si lavora per etica perché alla fine diventa indispensabile campare!!!!l
Altro punto è quello dei fundraiser. Questa professione ormai in voga, secondo me, andrebbe quanto meno regolamentata con un apposito albo, per chi intende svolgere la libera professione, in modo da fornire garanzie all’esterno. Ed invece chi svolge questa importantissima, se non fondamentale professione per il terzo settore, non ha alcuno strumento per garantire il suo cliente sulla bontà della sua professionalità.

Essere più pragmatici.
Basta Festival, basta incontri su Impresa Sociale, se prima non risolviamo i veri problemi del terzo settore!!!! Cerchiamo invece di capire se il terzo settore interessa o meno la nostra società ed i nostri politici. Come fare? Avendo maggiore coraggio, non preoccupandoci di dire cose che potrebbero essere scomode a politici amici. Ricordo quando ho formulato nel lontano 2000 ho predisposto il “Protocollo di Riforma del rapporto nel terzo settore”, ebbi numerosi attestati di stima, ma nessuno, dico nessuno, si offrì o si rese disponibile per presentare alla stampa questo lavoro. Quando lo proposi io a qualcuno influente del terzo settore mi fu risposto che questo lavoro era si interessante, ma improponibile perché sconvolgeva diversi equilibri. Ora sto terminando di predisporre un altro lavoro di riordino sul terzo settore, e già da ora lancio la proposta di verificarlo, analizzarlo e magari se c’è qualcuno che intenderà condividerlo presentandolo alla stampa sono disposto a farlo.


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