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Spreco alimentare, al via programma nazionale per evitarlo

Il ministro Orlando ha indetto per il 5 febbraio la Giornata nazionale contro lo spreco. In programma iniziative di sensibilizzazione e una consultazione pubblica per arrivare a un grande piano nazionale italiano. Ma intanto si moltiplicano le iniziative del terzo settore per il recupero di cibo buono a fini solidali

di Gabriella Meroni

Lo spreco di cibo è uno dei principali problemi moderni, e i cittadini dei paesi ricchi si distinguono purtroppo nella classifica di coloro che gettano nella spazzatura alimenti ancora commestibili: secondo alcune stime, noi italiani per esempio buttiamo ogni anno 50 chili di cibo a testa (dati WWF), corrispondenti a oltre 300 euro di spesa. Inoltre secondo il Rapporto 2013 sullo spreco domestico dell’Osservatorio Waste Watcher ogni famiglia italiana butta in media circa 200 grammi di cibo la settimana: il risparmio complessivo possibile ammonterebbe dunque a circa 8,7 miliardi di euro. Secondo i monitoraggi di Last Minute Market, inoltre, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione.

Uno scandalo contro il quale fortunatamente ci si inizia a ribellare, e si moltiplicano le iniziative per contrastarlo. Una di queste è il PINPAS (Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare) istituito dal ministero dell’Ambiente , il cui primo atto concreto sarà la Giornata contro lo spreco alimentare, che si celebra domani 5 febbraio. A coordinare le iniziative del Pinpas è uno speciale Gruppo di lavoro insediato dal ministro Andrea Orlando e presieduto dal professor Andrea Segré, fondatore di Last Minute Market. Domani il “board” (di cui fanno parte anche l’attore Giobbe Covatta e la scrittrice Susanna Tamaro) dalle 10 alle 16 al Tempio di Adriano a Roma, in Piazza di Pietra, ha convocato una vera e propria Consulta composta da enti, associazioni, organizzazioni e imprese.

Sono anche diverse le realtà del non profit che hanno come mission proprio quella di ridurre gli sprechi di cibo: la consolidata rete del Banco Alimentare e in particolare di Siticibo, il programma che recupera esclusivamente dalla ristorazione organizzata cibi cucinati e alimenti freschi che nel giro di poche ore vengono consegnati e consumati presso gli enti beneficiari; Last Minute Market, società nata dall’università di Bologna e oggi diventata un sistema professionale di riutilizzo di beni invenduti dalla Grande Distribuzione Organizzata, compresi i freschi; Pasto Buono, iniziativa nata recentemente dalla fondazione d’impresa QUI Foundation, che recupera pasti donati da pubblici esercizi.

E la nascita di sempre nuovi progetti fa ben sperare in un allargamento della coscienza che sprecare si può e si deve evitare. In particolare il successo di Pasto Buono, realtà in ascesa che 2013 ha recuperato e donato quasi 100 mila pasti a Genova e Roma, fa capire che esiste una notevole domanda di recupero di cibo a fini solidaristici. “Le potenzialità del progetto sono notevoli e a portata di mano”, conferma un comunicato diffuso da Pasto Buono,  “se si considera che la Fondazione può coinvolgere una rete molto ampia di oltre 120 mila esercizi di ristorazione, con la quale è in contatto il gruppo legato alla fondazione, QUI!Group. Nel 2013 si conta che Pasto Buono abbia raddoppiato le quantità di pasti donati in un solo anno passando da 50 mila a 100 mila. Il progetto già pratica quotidiana a Genova e Roma approderà a breve anche a Palermo e Bari, oltre Milano e Cagliari”.


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