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Ong, la riforma cancella le agevolazioni fiscali

La norma licenziata dal Governo cancella la legge 49/1987 che istituisce le ong e così facendo di fatto annienta l'assetto fiscale delle organizzazioni non governative. Qualcuno al ministero degli Esteri se ne è reso conto? L'approfondimento con il nostro esperto Carlo Mazzini

di Redazione

La riforma della cooperazione allo sviluppo (in allegato l’articolato del disegno di legge licenziato dal governo) se non verrà modificata di fatto azzererà tutte le agevolazioni fiscali che spettano alle organizzazioni non governative. A lanciare l’allarme è il nostro esperto Carlo Mazzini: «Tecnicamente è proprio così, non so dire se chi ha scritto la norma abbia preso un abbaglio o lo abbia fatto di proposito, ma il testo così com’è rischia di essere un enorme pasticcio».

 Il perché è presto spiegato: «Nel nuovo testo abroga tra gli altri la legge 49/87 – che disciplina ancora oggi la cooperazione internazionale e che istituisce le ong – non si fa cenno alla questione fiscale, cioè non vi è  traccia di vantaggi assegnati alle organizzazioni della società civile che realizzano attività di cooperazione internazionale che appunto erano legati alla loro natura di Ong». Il paradosso è questo: l’articolo 24 della riforma stabilisce che siano soggetti della cooperazione allo sviluppo fra gli altri oltre alle onlus naturalmente anche  «le organizzazioni non governative specializzate nella cooperazione allo sviluppo e nell'aiuto umanitario», poi però la stessa norma cancella l’istituto delle Ong.

Risultato? Ragiona Mazzini: «Nei nuovi elenchi dei soggetti della cooperazione internazionale dovrebbero trovare posto quindi le Ong non in quanto tali, ma in quanto Onlus. Ma in realtà sono Onlus priprio in quanto Ong riconosciute idonee dal Ministero sulla base della L 49/87 che però sarà abrogata. Quindi saranno iscrivibili non perché Ong (non esisterà più la norma che le eleva a organizzazioni non governative, non perché Onlus (non ci sarà più collegamento tra la 460 e la 49), ma perché alla pari di altre organizzazioni – che magari già ora operano per la cooperazione internazionale senza essere riconosciute idonee dal Ministero degli Esteri– hanno tra i fini quello di fare attività di cooperazione internazionale».  

«Un bel pasticcio!», conclude l’esperto. Qualcuno al Mae se ne accorgerà?
 


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