Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Ricorso collettivo contro il nuovo Isee

Un gruppo di famiglie di persone disabili ha avviato un ricordo collettivo contro il nuovo Isee: «discriminatorio e incostituzionale, trasforma i disabili in falsi poveri e penalizza i più gravi»

di Sara De Carli

Discriminatorio e incostituzionale. Così è il nuovo Isee secondo tante famiglie di disabili gravi e gravissime e in particolare secondo i promotori del ricorso collettivo nazionale “Stop al nuovo Isee”. «Il nuovo Isee è beffardamente discriminante ed iniquo proprio nella misurazione dei redditi delle stesse persone disabili e delle loro famiglie. Per questo motivo proponiamo un ricorso collettivo al quale potranno partecipare tutti gli interessati indipendentemente dalla loro residenza, mirato al riconoscimento di incostituzionalità dello stesso decreto», dicono. Il gruppo Facebook ha già oltre 1800 membri, «contiamo di superare abbondantemente i 200 aderenti al ricorso», spiega Chiara Bonanno, assistente sociale, mamma di un ragazzo gravissimo e promotrice del ricorso.

Chiara è appena uscita da un Caf di Roma: «È vero, non ci sono ancora gli elementi per fare delle proiezioni realistiche, mi dicono che ci saranno a giugno, ma da quello che possiamo immaginare il mio affitto – vivo in una casa popolare – salirà moltissimo, a una cifra che non posso permettermi», dice. Ciò che proprio è inaccettabile – spiega – è la scelta di considerare come reddito anche tutti gli assegni, gli emolumenti, le indennità che le persone disabili ricevono: «sappiamo tutti che i soldi che lo Stato ci dà non bastano per assistere una persona disabile, tant’è che la disabilità è causa di impoverimento delle famiglie. Invece così si aggiunge la beffa, perché improvvisamente mio figlio, che ovviamente non percepisce reddito, diventa ricco o meglio un “falso povero” e quindi dovrà pagarsi tutto».  Le franchigie previste non bastano: «5mila euro per le spese sanitarie, saranno la metà di quello che spendiamo in un anno, idem per la franchigia di 7500 euro per la non autosufficienza. Le persone con una pluridisabilità, come mio figlio, hanno due indennità, ma questa franchigia ne considera una sola, l’altra è considerata al pari di un reddito. È assurdo! E il viceministro Guerra l’ha pure presentato come uno strumento tarato sulle persone con disabilità gravissima!».

Online circolano tante testimonianze di quali cifre le famiglie potrebbero dover pagare domani: come è possibile però calcolarle, visto che i Comuni ancora non hanno fissato nuove soglie e nuove regole legate al nuovo Isee? Chiara ammette che «sono conti che facciamo in base alle tabelle attuali. Però sappiamo già che i Comuni non si tireranno indietro rispetto alla possibilità di allargare il numero delle persone che dovranno compartecipare alle spese», spiega. «Tra l’altro l’assistenza di un disabile grave è vitale, dovrebbe essere a carico dello Stato, è così in tutta Europa, non dovrebbe per nulla essere legata all’Isee», dice. «Un disabile grave come mio figlio, se istituzionalizzato in una RSA, dovrebbe pagare una compartecipazione minima. Perché invece se lo tengo a casa diventiamo artificialmente ricchi?».

Per aderire al ricorso collettivo c’è tempo solo fino al 7 marzo. Info  http://stop-al-nuovo-isee.blogspot.it/2014/02/ricorso-collettivo-nazionale.html
 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA