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Vuoi curarti? Fatti arrestare

Il New York Times entra nel “più grande centro di salute mentale d’America”, che però è un carcere, e alza il velo sullo stato di abbandono dei malati psichiatrici. Che hanno come unica possibilità di essere curati quella di farsi arrestare. “Abbiamo abolito i manicomi per non chiuderci dentro i matti, e poi li abbiamo chiusi in prigione"

di Gabriella Meroni

“Il più grande centro di salute mentale in America è un enorme complesso qui a Chicago, dove vivono migliaia di persone che soffrono di manie, psicosi e altri disordini mentali, circondate da alte barriere e filo spinato. Solo una cosa: è un carcere. L’unico modo per essere curati è essere arrestati”. Comincia così il reportage della domenica uscito ieri sul New York Times a firma di uno dei giornalisti di punta della testata, Nicholas Kristof. Un viaggio sconvolgente alla scoperta di una realtà difficile da accettare: i manicomi negli Usa sono di fatto le prigioni, e i malati psichici vengono sistematicamente ammanettati e rinchiusi anziché accolti e trattati come pazienti bisognosi di cure.

Il NYT non esagera, visto che “più della metà dei detenuti negli Usa hanno problemi mentali” (un dato che sale al 75% tra le donne), come dichiarato dallo stesso Dipartimento della Giustizia. E il giornalista racconta ciò che vede nel carcere di Cook County Jail (nella foto, un detenuto), diventato di fatto un ospedale psichiatrico, come ammette lo stesso sceriffo che lo accompagna: persone allettate, o che sentono voci, perse nelle loro visioni, o intente a parlare con figure invisibili. Il 60% dei detenuti infatti è affetto da malattie come schizofrenia, disturbo bipolare, psicosi, depressione grave. Non che siano tutti assassini, tutt’altro: per la maggior parte sono persone arrestate perché ricadute decine di volte negli stessi piccoli reati; è il caso del detenuto George, al sesto ingresso in carcere per resistenza a pubblico ufficiale: non voleva uscire da una lavanderia automatica in cui si era rinchiuso da solo.

I dati che fanno da contorno al racconto danno un’idea precisa delle distorsioni del sistema: un malato psichiatrico su quattro negli Usa si trova in carcere, anziché in un ospedale; il 40% dei malati psichici incorre in un arresto almeno una volta nella vita; nel 1955 c’era un posto in psichiatria ogni 300 abitanti, oggi ce n’è 1 ogni 3000. E sebbene da allora, come nota il servizio, l’accesso agli psicofarmaci sia diventato enormemente più facile e diffuso, non è aumentata la tutela della salute mentale, e i malati più poveri e borderline si sono ritrovati senza assistenza. “Spesso si fanno arrestare per essere curate”, confida una sorvegliante della sezione femminile. Anche perché i farmaci sono a pagamento, e molto costosi, per chi è privo di assicurazione sanitaria.

“Abbiamo chiuso i manicomi, e i malati si sono ritrovati senza posti dove andare”, sintetizza lo sceriffo Thomas Dart. “Quindi le carceri si sono trasformate di fatto in ospedali psichiatrici. E’ buffo: la stessa società che aborriva l’idea di rinchiudere i matti in manicomio, adesso li chiude in prigione”. 


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