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Condono disastri, il Governo precisa ma agli enti non basta

L'allarme lanciato nei giorni scorsi ha prodotto l'emendamento Realacci, che esclude le bonifiche dal'assegnazione del denaro pubblico. Ma per Rete Comuni Sin, Forum movimenti per l'acqua e Stop Biocidio non basta: "Bisogna ritirare tutto l'articolo del Decreto"

di Redazione

"Il Decreto Destinazione Italia è un vero e proprio regalo per gli inquinatori incalliti che hanno devastato il paese deprimendo l’economia di vaste aree italiane e condannando a morte migliaia di cittadini". La denuncia arriva da Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Coordinamento nazionale siti contaminati, degli amministratori della Rete di Comuni ricadenti nei Siti di interesse nazionale (Sin) e della campagna Stop Biocidio di Lazio e Abruzzo. Agli enti non è bastato, evidentemente, la precisazione del governo in merito a un passaggio dell'articolo 4 del Decreto, che nei giorni scorsi aveva suscitato scalpore perché, riportano gli enti, "si traduce in un vero e proprio condono tombale per i peggiori disastri ambientali, dove a pagare sarà il popolo inquinato e non gli autori delle contaminazioni (vedi articolo a lato)".

"Ora ci mobiliteremo affinché la norma contenuta nel Decreto sia cancellata", fanno sapere le organizzazioni,  "purtroppo la maggioranza in Parlamento pare sorda agli questi appelli lanciati dai cittadini e dai Comuni che da anni si battono contro gli inquinatori, spesso lasciati soli proprio dallo Stato". L'emendamento presentato dal deputato del Pd Ermete Realacci e approvato a stretto giro, nello specifico prevede che il denaro pubblico erogato nell’ambito dell’accordo di programma potrà essere assegnato agli inquinatori "solo" per i nuovi investimenti produttivi e non per la parte della bonifica, messa in sicurezza e risarcimento. "In realtà si sono accorti che il provvedimento era contrario ai principi del nostro ordinamento e di quello comunitario che prevedono da decenni per l’autore del danno alla collettività il ripristino ambientale e il risarcimento del danno. E’ stata introdotta, quindi, questa precisazione che all’atto pratico sarà di difficilissima applicazione vista la complessità degli interventi, dei calcoli connessi all’attuazione degli accordi di programma e, soprattutto, delle verifiche che dovrebbero essere messe in campo che già oggi latitano da parte del Ministero dell’Ambiente. In ogni caso sarà uno schiaffo per cittadini onesti e popolo inquinato e un guadagno per gli inquinatori", sottolineano però gli enti che hanno promosso la mobilitazione.

Quante sono le aree contaminate oggi? "In Italia lo Stato ha perimetrato 57 Siti di interesse nazionale per le Bonifiche, scesi a 39 con una operazione di riclassificazione artificiosa realizzata con un tratto di penna dal Ministro Clini all’inizio del 2013 senza che le bonifiche, per stessa ammissione del Ministero, fossero realizzate e senza che nessuno a livello ministeriale tra alti funzionari e amministratori nazionali pagasse per tale insuccesso. Taranto, Priolo, Marghera, Terra dei Fuochi, Bussi, Brindisi, Gela, Sulcis, Mantova, Brescia sono solo alcune di queste aree, abitate da milioni di persone, in cui l’Istituto Superiore di Sanità ha accertato, con lo studio 'Sentieri', un aumento esponenziale di malattie mortali stimando migliaia di morti in eccesso", spigano gli enti, che si aspettano "un rilancio delle bonifiche a favore dei cittadini, per recuperare lo 'spread ambientale' che ci separa da paesi come la Germania che da anni perseguono la riqualificazione ambientale con il consenso e la partecipazione della popolazione dando nuova vita ai territori destinandoli a parchi, ecomusei, luoghi per attività sportive".

Infine, "nel Decreto è clamorosa la mancanza di norme per assicurare la partecipazione dei cittadini e la trasparenza dei procedimenti nella formulazione degli accordi di programma. Non hanno neanche previsto la Vas, Valutazione ambientale strategica che è obbligatoria per piani e programmi. Sarà forse la “sindrome di Dracula”, si ha paura della luce? Bisogna utilizzare miliardi di euro di fondi pubblici europei al riparo dagli occhi di quei cittadini che, nonostante il fumo sprigionato dagli impianti inquinanti, da anni hanno saputo denunciare reati e innescare inchieste (l’ultima ieri a Bussi, coinvolta la multinazionale Solvay)?", chiedono Forum movimenti acqua pubblica, Rete Comuni Sin, Stop Biocidio Lazio e Abruzzo, Associazione A sud, Coordinamento nazionale siti contaminati e Isde Lazio.

 

Comitati, cittadini e amministratori ritengono che i fondi pubblici debbano essere impiegati in maniera trasparente per progetti sostenibili realizzati da soggetti che abbiano credibilità e che abbassino la pressione antropica sui siti di bonifica già martoriati, sull’esempio dei paesi più civili, attraverso un Piano Nazionale per le Bonifiche condiviso con comunità, associazioni e movimenti. Gli inquinatori devono solo pagare fino in fondo per i disastri che hanno danneggiato l’economia di un intero paese e città meravigliose come Mantova, Taranto etc.


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