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Per il Governo l’azzardo è solo questione di entrate

Luigi Bobba e MArco Causi, deputati del Pd, oggi hanno ottenuto risposta alle domande sollevate sulla tassazione dell'azzardo legale al question time in Commissione Finanza. La risposta dell’esecutivo chiarisce un solo punto: più importante di territori e cittadini sono le entrate erariali. Intanto Letta...

di Lorenzo Alvaro

Oggi pomeriggio i deputati Pd Luigi Bobba e Marco Causi hanno ottenuto risposta a un’interrogazione presentata a suo tempo, nel corso question time in commissione Finanze sul gioco d’azzardo legalizzato (in allegato il testo).

In particolare le domande vertevano sul tema della tassazione dei diversi giochi, che vede difformità enormi tra tipologie diverse di azzardo legale.

Tanti gli spunti e le proposte messe sul piatto: uniformazione delle basi imponibili sulle quali è applicata l’aliquota, eguagliare l’aliquota applicata a new slot e vlt e controllare e tassare in modo diverso il gioco online (notevolmente sotto tassato)  sono solo le questioni più importanti sollevate.

La risposta del Governo (in allegato il testo completo), affidata al sottosegretario Pierpaolo Baretta, è stata preceduta da un’introduzione che lascia interdetti. Si legge nel resoconto infatti che «si tratta di un dibattito politico e, non esito a dire, etico, complesso e controverso, che va oltre le competenze di questa Commissione, ma che non può essere ignorato».

Come dire che il tema della tassazione per la commissione è solo una questione di numeri, aliquote e percentuali. Etica e politica, ma si dovrebbe aggiungere anche equità, non c’entrano insomma.

A questo punto il Governo inizia la sua risposta. E lo fa sottolineando come tutta la discussione dovrà essere fatta a tempo debito, cioè quando sarà approvata definitivamente la Legge “Delega Fiscale” che, nell’art. 14, prevede già, tra le altre cose, il “riordino delle disposizioni vigenti in materia di disciplina del prelievo erariale sui singoli giochi”. Solo dopo la definitiva approvazione, giunto i momento di emanare i decreti attuativi, si discuterà nel merito.

Detto questo le risposte ai vari quesiti sono o negative o possibiliste, ma sempre ed invariabilmente accompagnate da formule come «occorre tuttavia ben ponderare che tale scelta potrebbe rivelarsi controproducente, nel senso che potrebbe far diminuire in modo sostanziale la raccolta».

Sembra dunque che per questo Governo il problema principale, nel leggere un flagello come quello del gioco d’azzardo legalizzato e del gap, sia legato esclusivamente agli introiti pubblici.

In un passaggio in particolare però il sottosegretario Baretta, forse inconsciamente, getta totalmente la maschera e chiarisce in poche righe il Governo pensiero:

«Non può farsi a meno di notare», sottolinea, «che le numerose iniziative poste in essere da Regioni e Comuni, che hanno emanato normative fortemente imitative per il gioco legale, stanno provocando, nei fatti, una riduzione dell’offerta pubblica e, quindi, una riduzione delle entrate erariali. A tale proposito, il disegno di legge delega fiscale prevede la necessità di un confronto con gli enti locali per stabilire regole “trasparenti e uniformi nell’intero territorio nazionale” in materia di autorizzazioni e controlli, con riserva, comunque, allo Stato della definizione del quadro normativo entro cui i governi locali potranno introdurre discipline specifiche che risultino con quello coerenti».

Come Vita e come Movimento No Slot vi abbiamo raccontato tutte le iniziative che in Italia sono state messe in campo per cercare di fronteggiare la piaga del gioco d’azzardo legale. Iniziative, molte, private ma anche pubbliche. Ad oggi ad esempio sono sette regioni ad avere una legge no slot (Liguria, Lombardia, Friuli, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Puglia). Tutte battaglie che comuni, province, regioni, associazioni e singoli cittadini hanno combattuto nei propri territori per le proprie comunità. Tutto quello che il Governo ha da dire oggi, dopo naturalmente aver preso atto della situazione, è che guarderà ancora una volta al proprio interesse, particolare e miope, abdicando al proprio ruolo politico per vestire i panni dell’amministratore di condominio.

Uno posizione, per altro, in perfetta coerenza con il documento appena presentato da Enrico Letta, “Impegno Italia” in cui, a pagina 18, compare il capitolo “Rafforzare la lotta al gioco d’azzardo patologico” che recita. «Quattro italiani su dieci giocano d’azzardo e il fenomeno è in progressivo aumento. In media il 10% di questi giocatori è a rischio dipendenza, con conseguenze drammatiche.
Ci impegniamo a:
● dare piena attuazione al Piano di azione nazionale contro il gioco d’azzardo patologico (Gap);
rivedere la tassazione del gioco d’azzardo anche alla luce dei lavori del tavolo interministeriale e delle indicazioni derivanti dall’ordine del giorno in materia già discusso e votato dal Parlamento;
● rafforzare le attività di monitoraggio del feno- meno.

Quindi il Governo Letta sa benissimo cosa l'azzardo legale significhi. Ma, a quanto pare, preferisce creare dipendenti in nome della cassa per poi curarli “rafforzando la lotta al gap". Non rafforzando il contrasto all'azzardo legale che in questi anni ha strabordato sui territori e online!

Luigi Bobba a subito commentato la risposta di Baretta chiedendo al Governo «di applicare la delega fiscale che sarà approvata alla Camera nel mese di febbraio varando subito i decreti applicativi in materia di giochi d’azzardo. Non ci sono più alibi».

«I principi introdotti dal Parlamento nell’art. 14 della delega», aggiunge Bobba, «rendono evidente che è necessario rimettere ordine nel settore che è ancora troppo opaco».

Molte perplessità ha destato anche il fatto che le cifre portate dagli onorevoli in Commissione, e comunicate direttamente dai concessionari a questo giornale, siano diversi da quelle che ha poi elencato il Governo nella risposta. Su questo e su altri passaggi del discorso di Baretta vi proporremo approfondimenti nei prossimi giorni.


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