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Sanità & Ricerca

Obesità infantile: negli USA la prima inversione di tendenza

Per la prima volta il tasso di obesità i bambini della scuola materna cala significativamente, passando dal 14% del 2004 all'8% del 2014. Tra le cause del confortante fenomeno, la maggior informazione, pasti meno calorici e un più diffuso allattamento al seno. Ma il problema del sovrappeso riguarda ancora un americano su tre

di Gabriella Meroni

Obesità infantile: per la prima volta negli USA si registra un’inversione di tendenza. Le autorità sanitarie federali hanno infatti reso noto che il sovrappeso nella fascia d’età tra i 2 e i 5 anni è calato di ben il 43% in dieci anni, passando dal 14% del 2004 all’8% del 2014, e la notizia è ritenuta tanto importante Oltreoceano da meritarsi un servizio del New York Times.
Nel resto della popolazione, nota il quotidiano, il problema rimane un’emergenza: un terzo degli adulti e il 17% degli adolescenti americani infatti è obeso, e il sovrappeso continua ad aumentare tra le donne con oltre 60 anni. Ma indubbiamente le tante campagne contro il junk food, portate avanti anche dalla first lady Michelle Obama, stanno finalmente dando qualche risultato. Gli esperti fanno infatti notare che chi attraversa l’infanzia senza aumentare troppo di peso ha cinque volte meno possibilità di diventare obeso da adulto.
Quanto alla ricerca delle altre cause che hanno determinato il primo decline in assoluto dell’obesità tra I bambini, si fanno diverse ipotesi: la minore diffusione delle bevande gassate zuccherate, la maggiore propensione delle madri ad allattare al seno, la minor quantità di calorie portate in tavola a scuola e nelle case. E anche se alcuni esperti mettono in guardia (“Una rondine non fa primavera”, sostengono), la maggior parte degli studiosi e dei pediatri saluta la notizia con favore e fissa il prossimo obiettivo: abbassare il tasso di obesità tra i piccoli neri e ispanici. Se infatti solo un bambino bianco su 12 è obeso (nella fascia d’età 2-12 anni), il peso eccessivo riguarda un piccolo nero su nove e un ispanico su sei.
 
 


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