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Fondo Nasko, cresce la protesta

Ncd e Pd hanno presentato una mozione per chiedere il mantenimento dei requisiti attuali, contro la proposta dell'assessore Cantù di chiedere 5 anni di residenza per poter accedere al fondo anti-aborto

di Redazione

Si scalda il clima in Lombardia attorno al Fondo Nasko, il sussidio che dall’autunno 2010 dà un’alternativa all’aborto alle future mamme con difficoltà economiche, quelle che il bambino lo vorrebbero ma che proprio non potrebbero mantenerlo. Ieri nove consiglieri di Ncd hanno disertato l’Aula e al centro della protesta ci sono proprio i nuovi criteri proposti dall’assessore Maria Cristina Cantù per il Fondo Nasko e Cresco, che introducono il criterio dei 5 anni di residenza ed escludeno pertanto moltissime donne straniere.

A protestare, già da molte settimane, è anche il Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli: la sua fondatrice e direttore, Paola Bonzi, chiede al presidente Maroni «uno sforzo in più, un piccolo sforzo per difendere la vita davanti alle sole ed esclusive difficoltà economiche». Il CAV chiede a Regione Lombardia di ripristinare Fondo Nasko come era in passato, senza modificarne i requisiti di accesso e di liberare i finanziamenti stanziati nel luglio 2013 ma non ancora arrivati ai destinatari.

Per supplire a ciò, da gennaio a marzo 2014 il Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli ha già erogato, con mezzi propri, 24 sussidi a donne che avrebbero abortito per motivi economici (200 euro per diciotto mesi, per un importo complessivo per ciascuna donna di 3.600 euro); nello stesso periodo, l’associazione ha potuto fare richiesta di Fondo Nasko per 20 utenti (la cifra data è di 3.000 euro per ciascuna).

«L’annunciato aumento dell’importo del Cresco è senz’altro da valutare positivamente», continua Paola Bonzi, «ma Regione Lombardia sta svuotando il Fondo Nasko del suo significato originario: costituire un deterrente contro l’interruzione volontaria di gravidanza per motivi economici. Cento euro al mese sono pochi per offrire alla donna una reale possibilità di ripensamento e di accettazione della maternità». Critica anche sui nuovi requisiti proposti dall’assessore Cantù, in particolare il fatto è impensabile donna straniera possa ricevere dal Consolato del proprio Paese di origine il documento che attesti la mancanza di redditi entro la dodicesima settimana di gravidanza, il limite massimo previsto per chiedere il contributo del Fondo. In più, l’abbassamento della soglia del reddito ISEE esclude le studentesse, per le quali l’ISEE è quello dei genitori: in questo modo diventa più difficile per le giovani donne poter scegliere liberamente in merito alla propria gravidanza.

«Quanto ai cinque anni di residenza», conclude Bonzi, «abbiamo più volte affermato come tale criterio sia discriminatorio, e vogliamo ringraziare i consiglieri di Ncd e Pd per la mozione che hanno deciso di presentare al Consiglio Regionale, per chiedere di mantenere i requisiti attualmente in vigore. Ci appelliamo nuovamente a Regione Lombardia: non snaturate il Fondo Nasko, perché farlo vorrebbe dire che la vita di tanti bambini non ha alcun valore».
 


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