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Economia & Impresa sociale 

Fiocco rosa nei Balcani: nasce l’impresa sociale

Oltre 450 ong di Serbia, Macedonia, Albania, Bosnia, Montenegro, Kosovo (oltre alla Turchia) hanno firmato una Dichiarazione congiunta che sancisce la nascita dell'impresa sociale nella problematica regione. Un traguardo impensabile fino a pochi anni fa che ora dovrà essere completato dai governi, chiamati a legiferare e sostenere il bene comune

di Gabriella Meroni

Uno storico accordo tra oltre 450 ong dei paesi balcanici ha sancito la nascita dell'impresa sociale. Le organizzazioni sociali di Serbia, Macedonia, Albania, Bosnia, Montenegro, Kosovo e anche Turchia si sono infatti riunite il 2 aprile a Belgrado per firmare una dichiarazione congiunta (qui  il testo) che le impegna a favorire la nascita di imprese cooperative che diano lavoro a soggetti svantaggiati nella vasta regione, teatro come è noto di guerre e conflitti etnici nei decenni scorsi. A promuovere la “Dichiarazione di Belgrado” sono state 14 organizzazioni, ma oltre 450 l'hanno sottoscritta online (qui le firme).
La definizione di impresa sociale così come è stata data nel documento è molto ampia, proprio per comprendere le diverse realtà culturali e sociali; in ogni caso l'elemento comune è stato identificato nella creazione di posti di lavoro per soggetti deboli ed esclusi. Il documento impegna i singoli governi regionali ad emanare linee guida e atti normativi con l'obiettivo di “sviluppare l'economia sociale”.
“Si tratta del primo tentativo regionale di sostegno all'impresa sociale”, ha dichiarato con orgoglio Juliana Hoxha, direttrice della ong Partners-Albania di Tirana. “Ed è importante perché mette insieme gli attori della società civile abbattendo le frontiere. Questa volta è successo non perché ce lo dice l'Unione Europea, ma perché lo vogliamo noi cittadini dei Balcani”
A firmare la dichiarazione è stata anche la Turchia, paese nel quale l'impresa sociale sta guadagnando popolarità, come ha sottolineato Basak Ersen, segretario generale della Fondazione Terzo settore della Turchia, con sede a Instanbul. “La nostra fondazione lavora da quattro anni per mettere a punto uno schema di impresa sociale valido per la Turchia”, ha detto  Ersen. “Pensiamo che il nostro paese debba condividere esperienze e saperi con l'area occidentale dei Balcani per delineare un modello su scala regionale. Così saremo più forti”. E che la Turchia stia facendo passi da gigante in questo settore lo dimostra anche il recente riconoscimento di Imprenditore sociale dell'anno attribuito dalla Schab Foundation all'imprenditrice turca Bedriye Hulya, che ha fondato nel 2006 la prima catena di palestre per donne del paese.
“In Macedonia abbiamo iniziato a introdurre i principi dell'economia sociale già da dieci anni”, racconta Zoran Stojkovski, direttore della ong Centre for Institutional Development  di Skopje. “Nel nostro paese esistono più di 100 imprese sociali, ciascuna con caratteristiche e business diversi, ma con l'obiettivo unico di promuovere il bene comune”. E in Parlamento esiste già una bozza di legge, che verrà presentata a fine anno e che è stata redatta in collaborazione con la società civile, in cui si delinea per la prima volta la forma giuridica dell'impresa sociale, come ha confermato il ministro del Lavoro macedone Dime Spasov. Anche il ministro albanese del Welfare,  Erion Veliaj, ha annunciato un progetto di legge che regolerà e sosterrà l'economia sociale, “senza irrigidimenti o regole troppo strette, perché il mercato ha già mostrato chiaramente cosa funziona e cosa no”, ha concluso il ministro.
Nella foto: i promotori dell'iniziativa dopo la firma a Belgrado


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