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Servizio civile universale, primi passi verso Bruxelles

Da Cnesc, Vita e Tesc un nuovo modello di servizio civile che l’Italia possa mettere sul carrello delle proposte da portare in Europa in occasione del semestre di presidenza

di Redazione

Un nuovo modello di servizio civile che l’Italia possa mettere sul carrello delle proposte da portare in Europa in occasione del semestre di presidenza. Con questa prospettiva Vita, la Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile) e il Tesc (Tavolo enti servizio civile) hanno organizzato a Torino un workshop a cui fra gli altri hanno partecipato la deputata democratica Francesca Bonomo (che sta lavorando a un progetto di riforma che recepisce molti degli spunti emersi nel confronto torinese), l’ex presidente della Regione, nonché candidata alle elezioni europee Mercedes Bresso («mi farò portavoce delle vostre istanze a Bruxelles, occorre però capire quali possano essere le modalità più efficaci”), Licio Palazzini (Cnesc), Umberto Forno (Tesc), Fabio Giglioni (Università La Sapienza), Davide Pesce (Cesavo, Csv-Savona), Enrico Borrelli (Forum Servizio civile), Nicola Lapenta (Comunitò Papa Giovanni XXIII), Francesco Spagnolo (Esseciblog).

I lavori sono stati introdotti dalla presentazione (in allegato le slides) di Stefano Arduini che per Vita ha prima riassunto per spot i numeri del collasso del servizio civile nazionale per poi presentare una serie di punti su cui costruire una proposta nuova di servizio civile: un servizio civile universale (ovvero aperto a tutti i ragazzi che lo vogliono svolgere) in un’ottica europea. Fra i punti qualificanti: la configurazione di un diritto, la natura nazionale, la premialità a progetti davvero impattanti sui bisogni sociali, la sottolineatura del valore educativo dell’esperienza, una remunerazione non solo monetaria, il collegamento al mondo del lavoro, l’apertura a forme di finanziamento che non siano solo pubbliche, la modularità nella durata.

Palazzini, dal canto suo, ha posto l’accento sulla necessità che questa nuova formula si incastoni in modo strutturale nelle politiche europee, in modo coerente con le esperienze già in corso (Servizio civile europeo in primis), invitando poi a ragionare sulla natura del servizio civile: «Dobbiamo ragionare se mettere al centro i bisogni delle comunità, o quelli dei giovani» (ma forse non è detto che le due cose non coincidano) e quale ruolo debba avere lo Stato in relazione agli enti.

Rispetto al co-finanziamento Borelli ha infine voluto precisare che “gli enti già oggi investono molto in termini di progettazione e di messa a disposizione degli spazi, detto questo siamo assolutamente disponibili ad allargare la platea a soggetti profit. E su questo occorre fare passi in avanti”.  

 


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