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Gabrielli: l’Italia frana nell’insensibilità generale

Portendo l'intervento sulla frana di Courmayeur come esempio da seguire in funzione preventiva il capo della Protezione Civile riflette sul fatto che troppo spesso non si considera la fragilità del territorio e si costruisce ovunque sperando non accada il peggio

di Redazione

“Nell’Italia che crolla politici insensibili anche sotto elezioni” questo l’illuminante titolo che la Stampa in edicola oggi ha scelto per l’intervista al capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, in questi giorni alle prese con la frana di Courmayeur. Ma più illuminanti sono le parole all’interno dell’intervista che spiegano il perché di questa posizione dei politici italiani, un perché che chiama direttamente in causa i cittadini.
«A ogni elezione mi chiedono: secondo lei i politici sono sensibili a questi temi? Io rispondo no, perché non sono sensibili le comunità. Se il politico nemmeno nella stagione delle promesse elettorali tocca questi temi, vuol dire che alla stragrande maggioranza delle persone non interessano» spiega semplicemente Gabrielli in questa intervista a tutto campo che parte dalla frana di Courmayeur per parlare del dissesto idrogeologico nazionale senza dimenticare il futuro della Costa Concordia e la stessa condizione della Protezione Civile che viene definita in purgatorio nell’era post Bertolaso.

Bilancio ridotto del 56%, ma non è questo il purgatorio: «siamo in buona compagnia» chiosa Gabrielli riferendosi ai tagli di bilancio (la spending review ha colpito un po’ tutti) per il capo della Prociv il problema sono gli strumenti, ovvero le ordinanze che hanno subito delle restrizioni. Il risultato è che «si è passati, con pendolo tipicamente italiano, da un eccesso all’altro» è la constatazione di Gabrielli che spiega «Da un momento in cui si gestivano cose ordinarie con strumenti straordinari a uno in cui ci veniva chiesto di gestire cose straordinarie con strumenti ordinari». Insomma, come chiude Gabrielli lui e i suoi uomini adesso stanno risalendo «faticosamente la china».

Per il capo della Prociv il fatto che a Courmayeur si sia intervenuti in modo preventivo è positivo, una buona pagina di protezione civile, oltretutto le costruzioni che si trovano sotto frana, sono precedenti alle mappature idrogeologiche e quindi non è successo quanto accade invece in altre parti d’Italia. L’esempio portato da Gabrielli è quello della Basilicata, dove a Montescaglioso si trovano residenze private su una frana preesistente «Ma l’Italia è piena di esempi» ricorda ancora il capo della Protezione civile. Quella che emerge dalle parole dell’intervista è un Paese che sembra disinteressato «consideriamo il territorio  nostra proprietà e pensiamo che le nostre azioni non provochino conseguenze», anche alcuni segnali in controtendenza ci sono.  Perché, sempre secondo Gabrielli, il problema non è solo economico: i soldi quando ci sono «non si spendono», ma è anche culturale, con un pizzico di scaramanzia all'italiana e la speranza sempre che il peggio non accada.

Nell’intervista rientrano del resto temi come la task force in fase di costituzione sul dissesto idrogeologico e lo spostamento della Concordia «prima possibile. Non possiamo permetterci il lusso di rallentare per convenienze particolari». Ma anche la condanna della Commissione Grandi Rischi che, parola del capo Protezione civile «ci complica la vita» in quanto gli scienziati «pensano a cosa potrebbe dire un giudice penale».
 


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