Welfare & Lavoro

Dopo “Fuori le sbarre” l’Apg23 lancia il digiuno a staffetta

Ieri a Rimini la quinta edizione del pellegrinaggio nazionale con i carcerati “Fuori le sbarre” organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Tra gli obiettivo sostenere la validità della Cec - Comunità educante con i carcerati

di Antonietta Nembri

Una petizione e un digiuno a staffetta da proseguire fino a quando non saranno adottate misure veramente risolutive per il sistema carcerario italiano. È la proposta lanciata domenica 11 maggio nel corso del pellegrinaggio nazionale con i carcerati “Fuori le sbarre” che, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, con la collaborazione del Centro Nazionale per il volontariato, della Conferenza nazionale per il volontariato e giustizia, del gruppo di lavoro  “La certezza del recupero”, si è svolto ieri a Rimini.

«Le condizioni in cui si vive all’interno delle nostre carceri sono uno scandalo. Perfino la Corte europea dei diritti umani ci ha pesantemente condannato» ha dichiarato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità. «Abbiamo però bisogno di risposte durature, sostenibili e davvero mirate al recupero e al reinserimento, non delle solite misure d’emergenza che non risolvono i problemi».
La risposta c’è. Per l’associazione è la Cec, Comunità educante con i carcerati. «Se nelle carceri la recidiva è del 70%, nelle Comunità educanti solo una minima parte, circa il 10%, torna a commettere reati» ha sottolineato Ramonda. «È questa la vera soluzione e chiediamo che lo Stato riconosca finalmente queste Comunità come una risorsa su cui puntare per creare una vera alternativa al carcere».

E proprio a sostegno di questa proposta partirà un digiuno a staffetta e una petizione online. Le informazioni per aderire saranno disponibili nei prossimi giorni sul sito dell’associazione www.apg23.org
«Il digiuno di un singolo, come quello portato avanti da Marco Pannella per lottare contro l’ingiustizia del nostro carcere ha un suo grande valore, ma vediamo che non è risolutivo», ha detto Ramonda spiegando le ragioni della proposta. «Per questo chiediamo a tutti di digiunare: pensate, se tante persone aderissero, quale potenza potremmo mettere in campo».

Sono state oltre 600 le persone che hanno attraversato ieri Rimini per il pellegrinaggio di preghiera e di testimonianza, giunto quest’anno alla quinta edizione. Un appuntamento nazionale che si rinnova di anno in anno, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e sostenuto da tanti movimenti e associazioni che operano all’interno del mondo carcerario, perché, come ha ricordato Edoardo Patriarca, parlamentare e presidente della Cnv (Centro Nazionale Volontariato) «solo con la collaborazione tra le istituzioni e il Terzo settore può dare risultati veri».
Durante il percorso numerose testimonianze di detenuti ed ex detenuti, e gli interventi di Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio delle cooperative Giotto, Francesco Soddu, direttore Caritas Nazionale, Marcella Reni, direttore del Rinnovamento nello Spirito.
In conclusione della marcia dal palco di Piazza Cavour Teresa Marzocchi, assessore alle politiche sociali della Regione Emilia  Romagna, ha raccontato dell’esperienza di questa regione, dove i percorsi alternativi Cec sono una proficua sperimentazione da diverso tempo.
 


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