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La Clericus Cup 2014 parla africano

Con la vittoria del Collegio Urbano sul Redemptoris Mater si è conclusa l'ottava edizione della Clericus Cup, il torneo di calcio organizzato dal Centro Sportivo Italiano tra i collegi, i seminari e gli istituti pontifici.

di Redazione

Se nel calcio europeo si parla spagnolo grazie alla vittoria del Real in Champions, nel calcio d’Oltretevere sotto il cupolone di San Pietro “It’s time for Africa”. Poche ore prima della finale di Champions, infatti, i giocatori del Collegio Urbano hanno festeggiato a ritmo di waka-waka la conquista della loro prima Clericus Cup, la Coppa con il Saturno che per la prima volta, nelle sue otto edizioni, approda al Pontificio collegio Urbano, il collegio “de propaganda fide”, seminario missionario.

L’ottava finale della Clericus Cup, infatti, ha premiato i “Leoni d’Africa” dell’Urbano che si sono confrontati in finale con i tre volte campioni del Redemptoris Mater. L’1-0 finale in una gara dominata dal caldo soffocante, arriva su rigore. Lo realizza a dieci minuti dal termine dei 60 regolamentari il bomber camerunense Jean Marie Voundi (5 gol nel torneo). Sul dischetto, con i neocatecumenali in dieci, dopo il cartellino azzurro (5 minuti di espulsione temporanea) sventolato dall’arbitro Priscoglio al veterano Davide Tisato, reo di aver commesso fallo da ultimo uomo, arriva la zampata del leone urbaniano. Si conclude così il campionato di calcio per i collegi, i seminari e gli istituti pontifici organizzato dal Centro Sportivo Italiano, con il patrocinio dell’Ufficio sport della Cei, e la collaborazione del Pontificio Consiglio per i Laici e del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano.
Al fischio finale arriva anche l’ikhululekho, la danza in coro zulu, dei campioni. Festa grande per il rettore del Collegio Urbano, Monsignor Vincenzo Viva, per l’allenatore Joel Minsi, per il veterano Albert Koetlisi del Lesotho «dedico la vittoria ai miei vecchi compagni che oggi in Africa esulteranno per il nostro successo, che è anche loro» e per il capitano il camerunense Romeo Ntsama, che, alzando la Coppa al cielo prega e pensa al Papa. «Dopo aver celebrato la Messa dell’Epifania in San Pietro con sua Santità vorrei portare a Francesco in dono la Coppa. La prima occasione? Il 7 giugno quando il Csi celebrerà in Vaticano i suoi 70 anni di storia».
Nella finale per il terzo posto vittoria 2-1 dell’ Istituto Teologico San Pietro di Viterbo sul Sedes Sapientiae, con reti argentine pro Bergoglio dei due fratelli Bonello, Andres, e Tomas.

 



In questa ottava edizione sono state realizzate 134 reti in 32 incontri giocati tra regular season e fasi a eliminazione diretta. Gli arbitri del Csi hanno dovuto far ricorso ai cartellini (gialli, rossi e… azzurri, questi ultimi indicano un’espulsione temporanea di 5 minuti): i gialli sono stati 69, tre i rossi e due gli azzurri concentrati nella finale per il primo posto e tutti a carico dei giocatori del Redemptori Mater. 351 i giocatori scesi in campo provenienti da 60 nazionalità.  

«È vero che la Clericus Cup finisce ma non per questo viene meno l’amicizia di tutti i giocatori e il loro impegno di testimonianza in favore di uno sport carico di valori etici positivi. Invito fin da ora i giocatori della Clericus Cup alla giornata che trascorreremo con Papa Francesco il 7 giugno, insieme a tutti gli enti di promozione sportiva del Paese», ha detto il consulente ecclesiastico nazionale del Csi don Alessio Albertini, dopo aver consegnato nelle mani di Ntsama il trofeo. «Sarà anche un’occasione privilegiata per celebrare i 70 anni del Csi, un’associazione che dalla sua fondazione si è spesa in tutti i modi per favorire la diffusione dello sport di base e dei valori cristiani fin dalle generazioni più giovani». E la Clericus Cup ha risposto sul campo, guardando al prossimo traguardo del Csi. I piccoli under 8 dell’Oratorio Santa Silvia, vincitori dell’Oratorio Cup 2014 del Csi Roma, hanno accompagnando i finalisti al fischio d’inizio, sostenendo uno striscione di dieci metri, con su scritto quello che i sacerdoti calciatori avevano ben impresso su ciascuna delle loro maglie: “Il nostro capitano è Papa Francesco”.

 


 


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