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La domenica non si lavora: lo dice anche il papa

La domenica libera dal lavoro, eccettuati i servizi necessari - ha spiegato papa Francesco - sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni. Affermazioni che rilanciano una campagna avviata dalle Acli con altre organizzazioni della società civile. Obiettivo: ripensare un mercato del lavoro impazzito

di Gabriella Meroni

No al lavoro 365 giorni l'anno, 24 ore al giorno. No soprattutto al lavoro di domenica, che sottrae tempo buono alla vita e strappa tanti lavoratori alle famiglie. E' questo il succo di una campagna lanciata tempo fa (il primo appello è addirittura del 2005) dalle Acli e da altre organizzazioni, e che di recente ha trovato nuovo slancio grazie alle parole che papa Francesco ha pronunciato  all'Università del Molise a Campobasso.
Sabato scorso papa Francesco ha detto: “Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”, visto che la “questione della domenica lavorativa, che “non interessa solo i credenti ma interessa tutti, come scelta etica”. “La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità?”, ha detto il Papa. “La domenica libera dal lavoro, eccettuati i servizi necessari – ha spiegato Francesco – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità”. “La domenica è lo spazio della gratuità”, ha rimarcato il Papa. “Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”, ha concluso: “Perché Dio è il Dio delle sorprese, che rompe gli schemi – ha poi aggiunto a braccio – è un Dio che va sorpreso, perché noi diventiamo più liberi. È il Dio della libertà”.
“È mai possibile – chiosa il presidente delle Acli, Gianni Bottalico – che si continui a chiedere alla fascia degli occupati che sia assottiglia sempre più, di sopportare dei carichi di lavoro eccessivi, a parità di retribuzione se non con meno stipendio, mentre nel contempo cresce la domanda di lavoro costituita dai disoccupati e dai giovani in cerca di un primo lavoro? Come si può far ripartire la domanda interna senza preoccuparsi che tutti abbiano un lavoro ed un reddito decente?”.
“È urgente attuare un nuovo patto per il lavoro – conclude Bottalico – perché solo "mettendo insieme le forze in modo costruttivo", famiglie, lavoratori, imprese, istituzioni, organizzazioni sociali, si può reagire a questa crisi, ricollocando al primo posto il bene comune ed affrancando il nostro popolo e la nostra economia dal primato del profitto e della speculazione finanziaria". Le Acli "assicurano il loro contributo, sia come soggetti del cambiamento sul territorio che con la riflessione sul lavoro, sulla sua dignità, che abbiamo avviato e che approfondiremo nell'Incontro di Studi a Cortona del prossimo settembre su un’economia per un lavoro buono e giusto”.


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