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Dall’ufficio al deserto, la corsa di Daniele Barbone per Cesvi

Storia affascinante di un imprenditore che ha corso 100 chilometri nel deserto e ha donato il ricavato dell'impresa alle attività contro fame e malnutrizione dell'ong italiana. "Senza la scelta umanitaria non sarebbe stata la stessa cosa, ed è probabile che non sarei arrivato nemmeno al traguardo", racconta il 42enne podista invitato al G20 come esperto di Green economy

di Daniele Biella

“Ringrazio la pressione alla quale ero sottoposto mentre correvo, perché senza di essa, senza gli sponsor e la missione umanitaria che avevo scelto, probabilmente non sarei arrivato al traguardo”. Daniele Barbone, 42 anni, è reduce da un’impresa tanto estrema quanto efficace e virtuosa: l’aver coro, lo scorso maggio, la 100 chilometri del Sahara, una delle competizioni più ardue a livello fisico del mondo, che ha luogo in pieno deserto e spesso nelle ore centrali del giorno.

Barbone, atleta amatoriale e affermato imprenditore nell’abito della Green economy (socio fondatore del gruppo di aziende Bpsec) tanto da essere l’unico italiano presente al summit del C20, Civil 20, uno dei sottogruppi del G20, per il quale elabora le tesi destinate ai capi di Stato in materia di energia e ambiente, ha fatto molto di più che correre: “ho scelto di donare all’ong Cesvi l’intero ricavato di sponsor, diritti d’immagine e donazioni private raccolti prima e dopo la corsa, per le proprie azioni di lotta a fame e malnutrizione”, spiega l’atleta originario di Alessandria, che per l’occasione ha creato il blog Dall’ufficio al deserto e ha ottenuto per il proprio progetto il patrocinio della sezione lombarda di Confindustria e di Regione Lombardia. “Tutta l’iniziativa è riuscita grazie a un lavoro continuo a quattro mani con Cesvi, capace di unire comunicazione e sostenibilità ambientale allo sport”, continua Barbone, “mentre una gran mano è arrivata anche dai testimonial, in primis il Trio Medusa e Fabrizio Fontana, inviato di Striscia la notizia che l’ha seguito con la telecamera per alcuni tratti della corsa.

Daniele Barbone (a destra) con Giangi Milesi, presidente di Cesvi

A proposito, com’è andata la competizione, organizata da Zitoway? “Sono riuscito ad arrivare al termine e a piazzarmi 46mo su 150 partecipanti, non male”, sorride il podista-imprenditore, “è stata molto dura, a volte si doveva correre nelle ore più calde del giorno, e soprattutto bisognava stare attenti a non abbandonare alcun rifiuto pena la squalifica, regola naturalmente giusta ma ardua”. All’arrivo, il tripudio, per la missione compiuta e un simpatico retroscena familiare: “per la prima volta non potevo sentire mio figlio 14enne al telefono durante i giorni della gara, quindi lui mi ha regalato un braccialetto chiedendomi di portarlo fino all’arrivo: durante i momenti peggiori, quel braccialetto mi ha dato la forza di continuare”, ricorda Barbone, la cui raccolta fondi per Cesvi non termina: “è appena uscito un libro sulla mia esperienza, presentato al Caffeina festival di Viterbo, i cui diritti autore donerò all’ong”.

Barbone non è un professionista ma nel 2013 è diventato un Five star finisher, ovvero è riuscito nell’impresa di portare a termine le cinque maratone più importanti (Londra, Berlino, Boston, Chicago, New York): “ho la passione per la corsa, ma per quanto riguarda la gara nel Sahara è stata importante proprio perché ha avuto senso dal punto di vista umanitario e della cooperazione internazionale”, specifica il corridore.


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