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Il fundraising dopo i secchi

Dopo l'incredibile successo dell'#IceBucketChallenge niente sarà più come prima per la raccolta fondi. Almeno così la pensano negli USA, dove ferve il dibattito sul futuro del fundraising, soprattutto sui social media. Ecco cosa bolle in pentola

di Gabriella Meroni

Incredulità, ma anche timore. La campagna mondiale a favore della ricerca sulla SLA #IceBucketChallenge è stata un successo senza precedenti, almeno per l'organizzazione promotrice: l'Alsa, che ha raccolto oltre 100 milioni di dollari nel solo mese di agosto (contro i 2,8 dello stesso periodo del 2013) e guadagnato 2,1 milioni di nuovi donatori. Prevedibile dunque che si sia scatenato, negli USA, un ampio dibattito sul futuro del fundraising, che secondo molti osservatori non sarà mai più lo stesso.
Vita.it ha raccolto le principali opinioni sul tema. Su un punto c'è unanimità: il fundraising non sarà mai più lo stesso. Perché? Perché è stato ormai dimostrato che i social media, prima circondati da un certo scetticismo, sono in grado di raccogliere enormi quantità di denaro. Secondo molti, invece, facebook, twitter e youtube servivano più che altro a diffondere consapevolezza su un determinato tema e a sensibilizzare l'opinione pubblica; la raccolta fondi doveva contare su altri mezzi. Un luogo comune ampiamente smentito, con le cui conseguenze bisognerà fare i conti.
Seconda considerazione: raccogliere fondi è più facile quando le cause, anche le più drammatiche, vengono presentate con il sorriso, perfino con la burla. Il divertimento funziona, coinvolge, sorprende, cattura. Addio dunque alle campagne seriose e drammatiche, e largo a idee nuove e sorprendenti, magari portate da ragazzi giovani. E non importa se a prima vista sembrano assurde: cosa c'è di più assurdo di Bill Gates che si fa la doccia gelata in giardino? Eppure…
Terzo: i professionisti del fundraising saranno sommersi di richieste di replicare questo incredibile successo, e dovranno essere preparati. La combinazione social media + divertimento sarà il nuovo imperativo, e nessuno potrà chiamarsi fuori dalla sfida. Di conseguenza dovranno crescere anche gli  investimenti in social media strategy, dovrà sparire la diffidenza nei confronti dei video e chiunque operi nella comunicazione sociale dovrà specializzarsi in questo settore.
Chi avesse ancora dubbi, può consultare questo interessante grafico di philanthropy.com che documenta, giorno per giorno il totale raccolto da Alsa e il numero di nuovi donatori.
 


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