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L’invalsi? Penalizza la formazione professionale

«Una valutazione basata semplicemente sull’apprendimento di concetti astratti non è infatti sufficiente a rilevare le competenze apprese all’interno del sistema dell’Istruzione e della Formazione Professionale» denuncia Lauretta Valente, presidente del Centro Italiano Opere Femminili Salesiane

di Redazione

A partire da settembre 2014, le prove INVALSI –  Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione –  sono applicate agli allievi delle scuole nazionali di ogni ordine e grado, compresa la Formazione Professionale. Sebbene il sistema educativo nazionale sia costituito da indirizzi diversi (liceale, tecnico, professionale eccetera), i criteri di valutazione Invalsi finora adottati non tengono conto di questa diversità, rischiando così di penalizzare sia gli allievi sia gli istituti che applicano metodologie di apprendimento diverse, in particolare per le competenze di base previste dalla normativa italiana ed europea.

Con la XXVI edizione del Seminario di Formazione Europea, il Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale (CIOFS-FP), con il sostegno di FORMA – rete cui aderiscono gli Enti di Formazione Professionale d’ispirazione cristiana – ha voluto richiamare l’attenzione sulla questione pedagogica della valutazione. Secondo questa impostazione infatti è necessario avviare una riflessione sistematica che tenga presente: i risultati dell’allievo; il metodo e gli obiettivi della struttura formativa; il contesto economico-sociale. Temi al centro del Seminario Europa 2014 che si è apert a Roma stamattina (e durerà fino al 19 settembre) con il titolo "La valutazione degli apprendimenti nel sistema educativo".

“Occorre ragionare su un tipo di valutazione che, tra le conoscenze, comprenda anche il sapere pratico appreso in contesti di produttività, sia laboratorio sia in azienda. Una valutazione basata semplicemente sull’apprendimento di concetti astratti non è infatti sufficiente a rilevare le competenze apprese all’interno del sistema dell’Istruzione e della Formazione Professionale, dove si impara a partire dall’esercizio concreto, sul campo, per arrivare, solo in un secondo momento, all’acquisizione delle nozioni teoriche. Gli attori della Formazione Professionale chiedono quindi attenzione e confronto affinché il sistema di valutazione nazionale possa valutare le competenze di base acquisite nei diversi indirizzi in conformità con le diverse metodologie didattiche adottate”, spiega Lauretta Valente, Presidente del CIOFS-FP.

“Chi ha scelto un percorso liceale, si trova di fronte a un test conforme al proprio processo di apprendimento, mentre il ragazzo che segue un percorso formativo professionale, in cui è abituato, per esempio, a imparare i rudimenti di matematica e fisica nel laboratorio di meccanica, si trova improvvisamente di fronte a un approccio che non conosce. Va da sé che il punteggio ottenuto dai giovani della Formazione Professionale risulti inferiore a quello dei coetanei che frequentano, ad esempio, un liceo, come in effetti è già emerso nella fase di sperimentazione dei test”, conclude la presidente.

L’aspetto della valutazione non ha ripercussioni solo sugli studenti, ma anche sugli insegnati/educatori e sulle performance dei vari centri.  La questione ha, dunque, un impatto sul sistema formativo nazionale e, in particolare, sull’Istruzione e Formazione Professionale,  che tuttavia è sempre più richiesta dalle famiglie. In particolare, alla Formazione Professionale accedono i giovani del disagio, come i ragazzi che avevano precedentemente abbandonato la scuola (il 73% degli allievi proviene da precedenti esperienze nella scuola secondaria superiore), i giovani con disabilità (il 7% nel 2013 rispetto al 3,9% della scuola tradizionale) e i figli di genitori stranieri (16,5% nel 2012).

A questo proposito va ricordato che il peso reale della Formazione Professionale è in costante aumento: se una decina di anni fa questo percorso formativo era scelto da circa il 5% degli adolescenti, oggi la media di iscritti è raddoppiata (dai 23.500 ragazzi del 2002 si è passati ai circa 300.000 del 2014). In alcune Regioni si sale al 20%, dato statistico che gli esperti stimano come futuro standard nazionale medio. Significativo, poi, è il successo occupazionale degli studenti della Formazione Professionale: il 59% dei ragazzi trova lavoro subito dopo il conseguimento della qualifica, e sono in molti a continuare gli studi, talvolta fino alla laurea.
Ciò a fronte, inoltre, di un maggiore efficienza in termini di costi: come attesta lo stesso MIUR, uno studente della Formazione Professionale costa all’anno circa 5 mila euro, laddove un allievo di un Istituto Professionale di Stato ne costa 7,6 mila.

In occasione del Seminario Europa 2014 verrà inoltre presentato il progetto sperimentale sulla valutazione per il sistema di Istruzione e Formazione Professionale autorizzato dall’INVALSI.

Al Seminario si confronteranno gli Assessori Regionali all’Istruzione e alla Formazione Professionale, la Presidente INVALSI Annamaria Ajello, dirigenti e rappresentanti del Coordinamento delle Regioni e Province Autonome, dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori), del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), del MLPS (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), della Rete Universitaria Italiana per l’Apprendimento Permanente, delle Regioni – che hanno competenza diretta sulla Formazione Professionale – insieme a docenti ed esperti di formazione di tutta Italia e relatori provenienti da Danimarca, Francia e Polonia.

Il dibattito si rivela ancora più urgente se si considerano le occasioni messe in campo dal Fondo Sociale Europeo 2014-2020, che presta grande attenzione a iniziative in favore dell’inserimento dei giovani nel mercato nel lavoro.
Sul fronte internazionale, il CIOFS-FP è infatti da sempre molto attento e partecipa attivamente ai bandi europei in collaborazione con una rete ampia e consolidata di partner stranieri: ne sono esempi il progetto NNN, ovvero NETnotNEET, rivolto ai giovani che non studiano né lavorano, o quello sulla qualità degli stage, Jump@school, o ancora il progetto MISTRA, dedicato ai migranti.


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