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Ferie solidali, cosa ne pensa il territorio

Francesco Carri, presidente della Banca della Maremma - Credito Cooperativo di Grosseto, non ha dubbi per quello che riguarda l'articolo del Jobs Act che si ispira alla francese “Mathys”: «Ritengo che la possibilità di “donare” giorni di riposo a colleghi con figli minori disabili che necessitano di assistenza, rappresenti un importante segnale di civiltà»

di Marco Marcocci

Nei giorni scorsi la commissione lavoro del Senato ha approvato all'unanimità, nel Jobs Act, un articolo che si ispira alla francese “Mathys”. Con molte probabilità, quindi, anche in Italia sarà possibile donare le proprie ferie a colleghi che ne hanno bisogno per assistere i figli malati. Abbiamo parlato di questo argomento con Francesco Carri, presidente della Banca della Maremma – Credito Cooperativo di Grosseto, un istituto da sempre vicino alle esigenze, non solo economiche e finanziarie, del territorio e della comunità a cui si riferisce e particolarmente sensibile alle tematiche sociali. Carri, che è anche presidente di Iccrea Banca, l’istituto centrale del Credito Cooperativo, vede di buon occhio l’iniziativa che, una volta rodata, potrà perfezionarsi secondo le esigenze che si verranno a manifestare.  

Come giudica questa innovazione?
Ritengo che la possibilità di “donare” giorni di riposo a colleghi con figli minori disabili che necessitano di assistenza, rappresenti un importante segnale di civiltà. In un contesto come quello attuale, in cui va aumentando la complessità dei bisogni delle famiglie, e parallelamente si riducono le forme pubbliche di sostegno alla persona, emerge sempre più chiara la necessità di progettare nuovi modelli di welfare in cui la relazione umana e l'aiuto reciproco tra i cittadini rivestano un ruolo centrale. In poche parole, diviene necessario riscoprire quel senso di appartenenza alla comunità che oggi abbiamo un po’ perso. Le iniziative che vanno in tale direzione sono, a mio avviso, da incentivare e promuovere; è opportuno, tuttavia, precisare che quella delle ferie solidali rappresenta per l'Italia una prima sperimentazione, che in futuro potrà essere sicuramente migliorata e resa ancor più efficace.       

Secondo lei potrebbe avere successo in Italia tale iniziativa?
In Francia la cosiddetta Legge “Mathis” sta dando risultati positivi, in Italia credo che vi siano buoni presupposti affinché tale iniziativa possa svilupparsi. Le reti di solidarietà come la famiglia, i rapporti di “vicinato”, le forme di associazionismo di stampo mutualistico, hanno da sempre rappresentato degli elementi cardine del nostro tessuto sociale. Oggi tale funzione può essere svolta anche dalle aziende, in quanto luoghi importanti di aggregazione e reti di relazioni umane. Sempre di più, infatti, si stanno diffondendo forme di welfare aziendale che vedono il coinvolgimento diretto dei lavoratori a sostegno dei propri colleghi.  

Crede che una innovazione di questo tipo possa avere successo in ambito bancario? Come vede il Credito Cooperativo in quest’ottica?
Il settore bancario, dove trovano impiego oltre trecentomila persone, rappresenta sicuramente un bacino importante per la diffusione dell'iniziativa. Per quanto riguarda, in particolare, il Credito Cooperativo, credo che la proposta delle ferie solidali possa trovare spazio, in quanto coerente con i principi mutualistici sui quali le BCC sono fondate, che vedono al centro la persona, la creazione di capitale sociale e la costruzione di relazioni basate sulla reciprocità. A tali valori si ispirano le varie forme di conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, e di sostegno alla disabilità, già previste dalla nostra Contrattazione collettiva nazionale e regionale.

 


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