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Cooperazione & Relazioni internazionali

Donetsk, la guerra continua. Sempre più violenta

La seconda puntata del reportage del nostro Eliseo Bertolasi, slavista e antropologo, che da due giorni è nella Repubblica Popolare di Donetsk, dove infuriano i combattimenti ucraini

di Redazione

Ucraina – Sono arrivato da un paio di giorni nella Repubblica Popolare di Donetsk. In confronto a Lugansk la situazione, in città, appare più stabile e tranquilla, c'è un parvenza di normalità. Soprattutto nel centro della città e nei quartieri più sud-orientali. Non si vive a pieno regime ma comunque si vedono ristoranti e bar aperti, nei negozi ci sono generi alimentari, le auto circolano. Alla sera, dopo le dieci, inizia il coprifuoco e la città si “spegne”, già con il calare del sole le persone in giro si fanno sempre più rare. Ogni giorno si sente, in lontananza, in direzione dell'aeroporto, l'eco delle esplosioni delle bombe. La gente da mesi convive con questa situazione, che, mi dicono, sta diventato una sorta di “normalità”.
 

 

Durante la giornata del 7 ottobre ci siamo spostati su delle postazioni prima in mano all'esercito ucraino nei pressi della città di Storoveshego. Anche qui si vedono case civili colpite. Soprattutto, gli abitanti del posto mi mostrano, il luogo dove l'unico negozio di generi alimentari del centro abitato è ora ridotto a un cumulo di macerie. Fuori città alla fine di agosto si è combattuto una cruenta battaglia. Si vedono ancora le postazioni dell'esercito ucraino: una linea di trincee con piazzole sulle quali erano posizionati i tank ucraini. Dai relitti dei tank incendiati e abbandonati sul posto non è difficile immaginare l'intensità raggiunta dagli scontri.

Nella serata dello stesso giorno nella zona dell'aeroporto è iniziata una violenta azione di bombardamento. Mi trovavo nei pressi dell'aeroporto è stato difficile uscire. Trovarsi allo scoperto significava diventare un obiettivo per i cecchini e per i mortai ucraini. Poi, col calare delle luci con il supporto di un paio di combattenti (difensori di Donetsk) siamo riusciti ad uscire dal perimetro sottoposto alla gittata delle varie armi da fuoco.

 

Sulla linea del fronte ho visto anche donne. Ho incontrato un volontario russo di San Pietroburgo, sulla ventina, che mi ha raccontato le ragioni delle sue scelte: “quando gli ucraini hanno iniziato ad uccidere i russi del Donbass, ho deciso di lasciare tutto, fidanzata famiglia e studi per venire qui a difendere la mia “patria””.

Anche a Donetsk come a Lugansk una tregua non c'è mai stata, e la guerra continua, mi dicono durerà ancora a lungo, fino alla completa “liberazione” della Repubblica di Donetsk dalle forze militari ucraine.
 


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