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Experimentdays, la Fiera dell’housing collaborativo

La prima fiera italiana dell’abitare collaborativo si terrà a Milano. «Dal punto di vista delle politiche abitative storicamente è la locomotiva del Paese e quindi è naturale che si apra a un fenomeno, quello dello sharing housing, che sempre di più cambierà il modo di pensare le nostre abitazioni e le nostre città» spiega Gianni Dapri, architetto e urbanista

di Redazione

«Nessuna coincidenza». La prima fiera italiana dell’abitare collaborativo (Experimentdays 11/12 ottobre, Barra A, via Ampere) non poteva che tenersi a Milano. La certezza porta la firma di Gianni Dapri, architetto e urbanista consulente di palazzo Marino per il Pgt del capoluogo lombardo. «Dal punto di vista delle politiche abitative», spiega Dapri, «storicamente Milano è la locomotiva del Paese e quindi è naturale che si apra a un fenomeno, quello dello sharing housing, che sempre di più cambierà il modo di pensare le nostre abitazioni e le nostre città».

Un salto nel futuro che ha anche un po’ il gusto del ritorno al passato. «Sì, perché», argomenta l’architetto, «si passa da un’urbanistica quantitativa (tot persone-tot metri quadrati) a un’urbanistica progettuale dove la qualità delle relazioni conta più della quantità degli spazi». E qui entrano in gioco altre professionalità ed altri strumenti.

Si deve a Liat Rogel, designer dei servizi e presidente dell’associazione Housinglab l’importazione in Italia del format di Experimentdays che da 11 anni anima Berlino. «Siamo stupiti», spiega, «della risposta che abbiamo  avuto dagli espositori e dalle previsioni sulle presenze». La cassetta degli attrezzi dell’abitare collaborativo si compone essenzialmente di due tipi di strumenti. Da una parte l’hardware. Dall’altra il software. Nelle primo cassetto si trova un nuovo modo di progettare fondato sulla valorizzazione e la condivisione di spazi comuni («come la sala condominiale o la lavanderia comunitaria, spazi che però non devono essere costruiti in modo troppo rigido affinchè possano aprirsi ad altri usi e la condivisione di alcuni oggetti ad alto costo, ma ad uso poco frequente come la vaporiera, la macchina per il pane, il trapano e così via»).

Sul lato software l’innovazione risiede nella capacità di far rendere il più efficiente possibile l’hardware, «e qui la differenza la fanno gli abitanti stessi e la loro propensione ad aprirsi al quartiere a all’utilizzo dei social network»). Ma ad oggi quante sono in Italia le abitazioni costruite in base a questi criteri? «Quelle nuove per ora non più di trenta, ma il trend segna una crescita verticale; numeri più consistenti in termini assoluti, per lo meno in questa fase iniziale, li riscontriamo invece sul mercato delle ristrutturazioni», conclude Rogel.


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