Welfare & Lavoro

Reddito di inclusione contro emergenza della nuova povertà

È promosso dai 20 soggetti fondatori dell’Alleanza contro la Povertà in Italia e viene presentato oggi a Roma. Nasce dalla collaborazione mondo accademico con la competenza scientifica con organizzazioni presenti sul territorio, che garantiscono la conoscenza pratica

di Marco Lucchini

Presentato il progetto di Reddito di Inclusione Sociale (Reis) promosso dall’Alleanza contro la Povertà in Italia, iniziativa nazionale nata per dare una risposta adeguata al problema dilagante della povertà in Italia.  L’Alleanza è un vasto schieramento di forze, istituzioni e associazioni del terzo settore e sindacati, la proposta che verrà messa sul tavolo, combina quindi sapere accademico, all’esperienza, maturata sul campo, di importanti soggetti del Terzo Settore e delle Istituzioni.

Per avere un giudizio obiettivo in merito al Reis occorre partire da dati oggettivi: 6.000.000 di persone in povertà assoluta*(dati istat luglio 2014). L’Italia è l’unico paese europeo, insieme alla Grecia, senza un piano per contrastare la povertà. L'UE ha finanziato per la prima volta un Fondo (FEAD) di 3.500.000.000 di euro in 7 anni per fronteggiare le povertà materiali, in particolare la povertà alimentare. Ultimo, ma forse il più grave per le possibili ricadute sui cittadini, il mondo del non profit non riesce più a reggere questa ondata di richieste di aiuto, triplicate dal 2007 ad oggi.

In questi anni più volte i governi che si sono susseguiti hanno inserito in agenda e finanziato provvedimenti per far fronte a questa alluvione di poveri.

Il primo fu il Governo Prodi nel 1998 con la sperimentazione del Reddito Minimo d'Inserimento, poi nel 2004 il Governo Berlusconi con il Reddito d'Ultima Istanza (bocciato dalla Corte costituzionale) e la prima social card, poi Monti con la seconda, Letta con il reddito Minimo Garantito attraverso il SIA (Sostegno per l'Inclusione Attiva). Tutti falliti per tre ragioni principali: 1) erano piani e misure pensati a tavolino per propaganda governativa senza un minimo confronto con chi da sempre affronta questi problemi.
2) ‎sono stati finanziati programmi una tantum senza verificare efficienza ed efficacia nei risultati.
3) si è sottovalutata la capacità delle amministrazioni locali di usare i fondi assegnati come investimento e non come spesa corrente.

Contrariamente il REIS potrebbe funzionare perché nasce dalla collaborazione mondo accademico (conoscenza scientifica) e organizzazioni presenti sul territorio (conoscenza pratica).

Queste organizzazioni se supportate adeguatamente possono, grazie al rapporto di fiducia costruito nel tempo con le perone povere, aiutarle a migliorare la loro condizione. Per la prima volta è una politica di sistema e non settoriale in cui ciascuno può fare la sua parte, secondo le sue competenze e su questo essere valutato. Si tratta di un tentativo che nasce dall’impegno di 20 attori portatori di culture e istanze diverse, un cammino così impegnativo con compagni ‎di viaggio che parlano lingue diverse può certo risultare molto rischioso ed è realismo esserne ben consapevoli, ma è in questo che si esprime un grande potenziale di rinnovamento necessario per dare voce alle istanze dei poveri più poveri.

di Marco Lucchini, direttore generale Fondazione Banco Alimentare Onlus


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