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Arte di strada? No, arte nelle strade

Inizia una tre giorni tutta dedicata alla Street Art nel cuore della città. Intanto a Venezia un artista viene assolto dall’accusa di aver deturpato il decoro urbano grazie all'appoggio dei cittadini

di Anna Spena

Cambiare faccia e sperimentare nuove forme d'arte, Milano ci prova dal 22 al 25 ottobre e si  riempie di un'innovativa energia artistica con il progetto BrerArt.

L'iniziativa arriva in un momento particolarmente propizio: il caso veneziano dell'artista Sqon è la prova emblematica che la percezione nei confronti degli streer artist sta profondamente cambiando. Sqon, all'anagrafe Andrea Alzetta, segno distintivo felini che dipinge sui muri. I soggetti preferiti dall'artista, tanto da diventarne la firma, sono appunto gatti in technicolor. Sono stati proprio questi a procurargli, tre anni fa, non pochi problemi con la municipalità veneziana. Sqon “rallegrò,” a Venezia, i muri di alcune abitazioni private ma venne immediatamente denunciato per aver rovinato il decoro urbano. Il fatto nuovo, che fa percepire un cambiamento sostanziale nei confronti dell'Arte di Strada, è stata la reazione dei proprietari delle abitazioni che hanno avuto un ruolo cruciale nel processo: se i disegni sono belli, il reato non sussiste. L'artista è stato quindi assolto.

Ne saranno felici i protagonisti di BrerArt, un network, una mostra d'arte diffusa che prende vita contemporaneamente in showroom, musei pubblici e private, gallerie d'arte, edifici storici che ospiteranno le  opere d'arte dei principali artisti italiani internazionali. Il cuore della mostra è Brera, quartiere storico di Milano, ma l'iniziativa non si ferma lì. I principali  luoghi  pubblici coinvolti nell'iniziativa sono tre e ognuno di questi ha uno stretto legame con l'idea di legalità : il CAM Garibaldi  intitolato ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo  Borsellino; i giardini di via Montello dedicati a Lea Garofalo vittima della criminalità organizzata; e lo spazio delle serre antistante alla casa degli artisti in via Tommaso Cazzaniga diventato ormai da un anno sede del Wwf.

Questa scelta fa subito capire come, oggi, la street art sia diventata uno strumento per la risoluzione di problematiche sociali e culturali e non sia più considerata come qualcosa di antagonista e addirittura vandalico.  

La street art non è da confondere con il graffitismo che come unico strumento di creazione utilizza la vernice spray e focalizza l'attenzione solo sullo studio della lettera, l'arte di strada, più comunemente conosciuta come street art è una sua diretta evoluzione. Non vincolata da un unico supporto tecnico, la street art, s'incontra con il graffitismo almeno in due momenti: il primo, che è quello che accomuna ogni forma d'arte che abbia la pretesa di essere definita tale, ovvero l'esigenza di raccontare qualcosa a qualcuno; il secondo è l’esigenza di raccontare qualcosa a qualcuno in strada, tra la gente, “dentro” i muri come quasi a voler ricordare che la bellezza non è proprietà privata

Ma, in questi contesti, possiamo parlare di bellezza? Oggi, rispetto al passato, ceramente sì. Il padre, senza volto, della Street Art è Bansky attivo e già molto noto al pubblico anglosassone dai primi anni duemila, oggi è tra i più famosi artisti che colorano il panorama internazionale, e in linea con l'essenza di tutta l’arte di strada si occupa principalmente di questioni sociali e trasformazioni culturali: la povertà, la crisi economica, il consumismo  sono temi emblematici della sua “poetica”.

Il paradosso simpatico è che le opere di Bansky, che da sempre si è opposto alle logiche del mercato dell'arte, oggi, hanno raggiunto, in termini economici valori altissimi.

La Street Art nata come “arte fuorilegge” negli ultimi tempi ha acquisito uno status diverso: è  il momento in cui ci si avvicina alla bellezza intesa come valore condiviso. Diventa, per noi, momento d'incontro e di scambio.

 

 


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