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Servizio civile europeo, e la Ue sarà dei cittadini (non dei burocrati)

Si discute a Milano, oggi e domani, di giovani e partecipazione al convegno promosso dal governo nell'ambito del semestre europeo a guida italiana. Questa mattina, tra i tanti interventi, una lezione di Mauro Magatti e l'impegno del sottosegretario Bobba: "Sul servizio civile europeo l'Italia vuole fare sul serio"

di Gabriella Meroni

“Siamo qui perché abbiamo preso sul serio l'invito del presidente Renzi a discutere del tema del servizio civile europeo, uno degli strumenti che ci può restituire il sogno di un'Europa che oggi rischiamo di perdere”. Ha aperto così Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro con delega al Terzo settore, i lavori del convegno “Giovani e partecipazione” in svolgimento a Milano nell'ambito del semestre italiano di presidenza Ue. Un tema, quello della partecipazione (e dunque anche del servizio civile) che sta a cuore non solo all'esecutivo ma anche alla società civile, chiamata questo pomeriggio in diversi workshop a stendere un documento che poi andrà a comporre le policy europee.
 

Il sottosegretario Bobba durante il suo intervento
 
“L'Europa non si costruisce dall'alto ma dal basso”, ha sottolineato ancora Bobba, “e l'Europa ha bisogno dei cittadini e soprattutto dei giovani. Per questo il servizio civile europeo ci interessa come percorso che ci consenta di rigenerare la partecipazione alla vita dell'Europa”.
 
All'intervento di Bobba sono seguiti quelli di altri protagonisti, tra cui il direttore generale della divisione Terzo settore del ministero del Lavoro Romolo De Camillis, che ha promesso entro l'anno il recepimento della normativa che riconosce le competenze maturate nel corso del servizio civile ai fini della ricerca di un lavoro da parte dei giovani. Molto applaudito anche Mauro Magatti, sociologo ed economista dell'Università Cattolica di Milano, che ha svolto una lectio sul tema della partecipazione anche alla luce dei dati dell'Eurobarometro che testimoniano come due giovani su tre abbiano una percezione positiva dell'Europa come orizzonte di un possibile futuro migliore a livello personale e culturale, anche se percepiscono una certa distanza da questa idea “buona” e la concretezza dell'istituzione, sentita ancora lontana dal quotidiano. “Questa è una delle questioni europee”, ha detto il professore. 

Mauro Magatti interviene all'evento in Fabbrica del Vapore
 
“L'Europa ha creato una infrastruttura istituzionale impegnativa, introduce quotidianamente vincoli, regolamenti, procedure e norme ma tutto questo rischia di passare sulla testa delle persone se non si trova il modo di alimentare il processo dell'unione anche dal basso, non dall'alto”.
In questa prospettiva il servizio civile può essere uno strumento prezioso, anzi strategico, anche perché troverebbe nei giovani una notevole disponibilità all'impegno a favore del prossimo: “Il 35% dei govani europei esprime una disponibilità personale a darsi da fare per qualcun altro”, ha sottolineato Magatti sempre leggendo i dati Eurobarometro. “Il servizio civile europeo quindi non cadrebbe in un deserto, ma in un contesto che mantiene una sensibilità rispetto a idea del prendersi cura”. Occorre quindi proseguire su questa strada, per uscire definitivamente dalla prospettiva novecentesca di un servizio militare funzionale agli stati nazionale ed entrare in una politica nuova che ha bisogno di strumento di partecipazione nuovo, “non più servizio militare ma servizio civile, l'unico che può sostenere un'idea di cittadinanza post nazionale, quindi europea”.

Le foto di copertina è di Stefano Pedrelli

 


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