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Poletti: con il Servizio Civile cambieremo l’Europa

La conclusione della due giorni di Milano del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. «Le istituzioni di fronte alla partecipazione saranno costrette a cambiare. Lo stesso il mercato. Il servizio civile è un'idea di stato, di mercato e di società»

di Lorenzo Alvaro

Si è conclusa oggi la due giorni “Rigenerare la partecipazione. Giovani e servizio civile nella prospettiva europea” andata in scena a Milano. Si è discusso di giovani e partecipazione nell'ambito del semestre europeo a guida italiana. La conclusione dei lavori è stata affidata al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti. Ecco cosa ha detto:
 

 

«Penso che il lavoro che è stato fatto in questi due giorni sia un patrimonio importante. È un punto di partenza, che sta bene dentro alle scelte compiute dalla presidenza italiana del Semestre. Abbiamo cercato di aprire una riflessione su un punto cruciale: dobbiamo provare a superare il dualismo tra la sfera economica e quella sociale. Un modo di pensare che ci ha portato a considerare tutta una serie di azioni a contenuto sociale solo come costi. Ma quando verrà il giorno che ci chiederemo quali risultati hanno prodotto quegli investimenti e quale sarebbe stata la situazione se quelle scelte non fossero state fatte?

Abbiamo bisogno di lavorare sulla possibilità di calcolare l'impatto sociale. È semplice quantificare gli euro investiti più complicato invece chiederci quale sia l'esito. Sulla persona, sulla comunità sull'istituzione. Se non faremo questo lavoro molto del nostro impegno rischia di non essere spendibili. Questo è il primo obbiettivo.

Il secondo obbiettivo è l'idea che bisogna affrontare un altro dualismo: quello tra Stato e Mercato. l'idea che la vita di ogni persona si regga da un lato sulle politiche pubbliche e l'azione nel mercato dall'altro alla fine fa perdere uno degli elementi essenziali che è invece il senso di comunità. Dovremmo interrogarci sul concetto di società. Non è l'esito dei comportamenti individuali. La società è una comunità di comunità, come la famiglia. Se non riusciremo a ridere centralità al fatto che prima dello stato e prima del mercato ci sono gli uomini e  le donne, che insieme costituiscono le comunità che a loro volto costituiscono la società non cambierà nulla.

Lo Stato di fronte alla partecipazione sarà costretto a cambiare la sua impostazione. E anche il mercato. Ecco qual è il senso il servizio civile: un'idea di stato, di mercato e di società.

E se questo vale per ognuno dei nostri paesi vale ancora di più in Europa. Un Europa come vera unione di popoli.  Le ultime elezioni hanno dimostrato la distanza tra i cittadini e le istituzioni. Il tema del servizio civile va sviluppato all'interno di questa dinamica.

Ma bisogna rovesciare le logiche. Sono d'accordo: non possiamo pensare di costruire il SCE né dalla somma dei servizi civili esistenti né da un'idea calata dall'alto. Dobbiamo fare l'opposto: mettere in valore le diversità. Ogni esperienza ha una sua peculiarità e se è così non è un caso. Dobbiamo partire dal fatto che il pluralismo delle forme e delle modalità è una ricchezza. L0importante è che la diversità non diventi autoreferenzialità.

Questo è oggi la nostra sfida. Una sfida per l'Italia e per l'Europa che possiamo vincere solo facendo delle scelte.

Per questo abbiamo cercato di fare una prima connessione tra il SC e il programma Garanzia Giovani. Sarebbe stato assurdo non fosse così. Un modo per rendere l'azione comune e sinergica. Un modo per fare rete. Lo stesso lo stiamo facendo sulla Riforma del Terzo Settore. Servono fatti oggi. Dobbiamo costruire strumenti permanenti non finanziati una tantum. Solo se ho strumenti capaci di agire avrò anche le risorse. E potrò anche verificare l'esito di ogni euro investito.

Credo che davvero  la discussione che è stata avviata sulla dimensione europea del Servizio Civile sia molto importante. Dovremo stabilire un appuntamento stabile. Come accade per l'economia e per il lavoro. Vorremmo che un giorno i ministri delle Finanze si trovino con quelli delle Politiche sociali. Perché o questi due mondi cammineranno insieme oppure l'Europa non ha chance di fare passi avanti».

Le foto sono di Stefano Pedrelli

 

 

 

 


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