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Statuto delle Fondazioni Europee: incontro decisivo il 19 novembre

Il 19 novembre la nuova proposta dello Statuto che potrebbe aumentare l'impatto delle fondazioni europee in tutti gli stati membri, verrà discusso davanti al Coreper, a Bruxelles. Perchè passi serve l'unanimità

di Ottavia Spaggiari

Un incontro decisivo per le fondazioni e tutto il terzo settore europeo è quello che si prospetta a Bruxelles il 19 novembre. Sarà, infatti, portata davanti all’attenzione del Coreper, l'incontro dei Rappresentanti Permanenti, la nuova proposta di adozione dello Statuto unico delle fondazioni europee, lo strumento che potrebbe finalmente permettere alle fondazioni degli stati membri di operare in tutti i paesi dell’Unione europea, superando le barriere transfrontaliere. Uno strumento fondamentale non solo per gli istituti filantropici ma anche per tutto il terzo settore europeo. In un momento in cui i bisogni dei cittadini sono resi ancora più pressanti dalla crisi e le risorse del pubblico sono sempre più limitate, infatti l’adozione dello Statuto potrebbe aumentare l’ impatto delle fondazioni, facilitandone il lavoro e la mobilitazione delle risorse in Paesi diversi. Lo Statuto si pone come una nuova forma giuridica opzionale che non intente, nè sostituire, nè cercare di armonizzare le leggi esistenti relative alle fondazioni, ma ridurre i costi e le incertezze giuridiche e burocratiche per le fondazioni

Per essere adottato il 19 novembre, la proposta dovrà essere approvata all’unanimità da tutti gli stati Membri. E’ stato proprio per raggiungere un compromesso tra i diversi stati che ha lavorato la Presidenza italiana negli ultimi mesi, raccogliendo l’eredità del semestre greco, durante il quale sono state riprese le negoziazioni tra i diversi stati membri, dopo la decisione di rimuovere la clausola di adeguamento fiscale a novembre dello scorso anno. Tra i punti più delicati su cui si è lavorato per raggiungere un accordo, i requisiti minimi patrimoniali delle fondazioni, il cui inquadramento, in questa proposta,  è stato reso più flessibile, il “passaporto”, che permetterà alle fondazioni di operare nei Paesi in cui aprirà un ufficio secondario e il regime di supervisione che verificherà se l’operato delle fondazioni è coerente con il regolamento, studiato in modo da non costituire un aumento del carico di lavoro amministrativo.

A giugno del 2013, i membri del parlamento europeo avevano votato con un’ampia maggioranza l’approvazione dello statuto, Evelyn Regner, vice-presidente del Comitato per gli affari legali,  aveva constatato il supporto dei parlamentari alla causa , chiedendo al Consiglio di portare avanti la pratica. 

La Presidenza italiana ha ripreso in mano il dossier dal 1 luglio, adottando un approccio bilaterale per  superare le obiezioni e risolvere le criticità sollevate dai diversi stati. Nonostante molti si siano già dichiarati favorevoli alla nuova proposta,  rimangono ancora gli ultimi Paesi scettici. Saranno loro l'ago della bilancia  il prossimo 19 novembre.  A loro la responsabilità di far passare una proposta che potrebbe risultare decisiva per il futuro del terzo settore in Europa.


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