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Patriarca (Cnv): Basta indugi, diamo al servizio civile i fondi necessari

Il presidente del Centro nazionale volontariato e deputato Pd, dopo la recente bocciatura di un emendamento ad hoc, chiama a raccolta i colleghi parlamentari "per non deludere i giovani, dando loro la possibilità di svolgere un servizio di qualità con le risorse adeguate, ovvero almeno 110 milioni per il 2015 che diventino 200 milioni entro il 2017, come indicato tra l'altro dallo stesso Renzi"

di Daniele Biella

“Non tradiamo le speranze dei ragazzi”. È un appello dalle tinte forti quello che Edoardo Patriarca, deputato del Pd e presidente del Cnv, Centro nazionale del volontariato, ha rivolto ai suoi colleghi parlamentari, all’indomani della bocciatura dell’emendamento con cui si chiedevano più risorse per il 2015 per il Scn, Servizio civile nazionale: “abbiamo chiesto di arrivare a 200 milioni, invece siamo fermi a 65, il che significa un numero esiguo di partenze, come denunciano gli stessi enti”, spiega Patriarca a Vita.it, come sarà possibile di questo passo raggiungere l’obiettivo che si è prefissato il presidente del Consiglio Renzi di 100 mila ragazze e ragazzi in servizio nel 2017?”.

L’appello di Patriarca, che è anche membro della Commissione affari sociali della Camera, sta girando anche sulla rete con l’hashtag #sognocivile e riceve sempre più adesioni con il passare delle ore, tra questi alcuni senatori che stanno già preparando un emendamento per i prossimi giorni da inserire nell’iter dei lavori per l’approvazione della legge di Stabilità. “Da Montecitorio è arrivato ieri un segnale positivo, con l’approvazione di tre ordini del giorno che puntavamo a rialzare la quota di finanziamento”, continua il presidente del Cnv, “ora si trovino le risorse necessarie in Senato, anche perché con i finanziamenti attuali non si andrà da nessuna parte”. In particolare, “per far entrare a regime il sistema pensato dallo stesso Renzi basterebbe dotare il Scn almeno dei 110 milioni che ha avuto nel 2013, utili a far partire 40 mila persone l’anno prossimo, che potrebbero diventare 70 mila nel 2016 e, come pensato 100mila nel 2017. Questo significherebbe ‘cambiare verso’ pienamente”.

La mobilitazione è in grande fermento, “anche perché oltre alla presidenza del Consiglio (a cui fa capo il Dipartimento gioventù e quindi, l’Unsc, Ufficio nazionale servizio ciivle, ndr), anche al ministero del Lavoro sta a cuore il rilancio del servizio: la pressione va fatta in primo luogo sul ministero dell’Economia”, sottolinea Patriarca. “Nei territori vediamo sempre più giovani interessati al servizio civile come strumento di politiche giovanili di qualità, più che una mera possibilità di occupazione o legato a lavori socialmente utili. È ora di dare loro le opportunità che meritano”.


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