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Social Expo, istruzioni per l’uso

Cantieri in ritardo, tante questioni ancora aperte sui contenuti, grandi aspettative piegate sotto la pressione di qualche multinazionale: il gioco al massacro (preventivo) di Expo è facile. Noi invece abbiamo voluto fornirvi 10 buoni motivi per prendere sul serio l'evento clou dell'anno. Iniziando dalla sfida da impresa sociale della Cascina Triulza

di Redazione

Lo sport più facile è quello degli scettici: in genere ci si azzecca sempre. Sull’Expo 2015 poi questo sport è più facile ancora. Cantieri in ritardo, tante questioni ancora aperte sui contenuti, grandi aspettative piegate sotto la pressione di qualche multinazionale, girandola di annunci destinati a finire in nulla. Eppure l’Expo milanese potrebbe alla fine anche prendere in contropiede gli scettici. Non ci riferiamo tanto all’enfasi che gli organziattori mettono sui numeri (144 paesi, 20milioni di visitatori stimati, 130mila metri quadri di padiglioni nazionali, ecc); ci riferiamo alla qualità di alcune scelte che caratterizzano questo Expo rispetto ai precedenti.

La prima ovviamente è quella relativa alla società civile, che non solo avrà un grande spazio nel sito, ma addirittura disporrà dell’univa infrastruttura che certamente continuerà a vivere anche dopo il 1 novembre 2015. È Cascina Triulza, un complesso di oltre 7mila metri quadri, destinato a diventare punto di incontro di esperienze e di riflessione vera sul tema di Expo.

Un’altra novità certamente interessante è quella che riguarda i “cluster” tematici. Se tutte le precedenti Expo affastellavano i paesi minori che non erano in grado di sostenere le spese di una presenza in padiglioni collettivi, Milano ha fatto una scelta strategica importante: quei paesi sono stati raccolti in nove strutture, ciascuna con un concept architettonico molto innovativo, a seconda di alcune comuni caratteristiche agricole e alimentari. Così, per fare un esempio, nel cluster del “cacao” troviamo Camerun, Costa d’Avorio, Cuba, Gabon, Ghana e Sao Tomé (ognuno anche con uno spazio proprio).

Il cantiere di Expo non è solo quello frenetico nell’area da un milione di metri quadri tra Milano e Rho. Il cantiere è anche quello diffuso che, pur con qaulche velleitarismo, ha visto migliaia di soggetti mobilitati nel proporre idee e avviare progetti. L’Expo è stato senz’altro uno stimolo ad uscire allo scoperto: quanto di sostanziale e quanto invece di velleitario c’è in questa mobilitazione collettiva lo capiremo in quei sei mesi. Ci sarà anche una battaglia del cibo ad Expo. Perché il tema (cetramente uno dei punti forti della manifestazione) avrà due declinazioni opposte. L’industria contro l’esercito dei piccoli. Non sarà battaglia impari, perché l’articolazione dei piccoli ha una rappresentanza forte e un brand di prestigio (rispettivamente Coldiretti e Slowfood).

Sul numero di Vita di gennaio in edicola da qualche giorno troverete le istruzioni per fare un buon uso di Expo 2015. Per andare a colpo sicuro sulle partite più interessanti da seguire o in cui coinvolgersi 


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