Economia & Impresa sociale 

I consumatori premiano le aziende buone. E puniscono le cattive

Secondo uno studio USA l'88% dei consumatori è propenso a comprare un prodotto che fa bene all'ambiente o alla società, l'84% parla agli amici dell'impegno sociale di un'azienda e il 79% donerebbe volentieri ad associazioni sostenute da aziende di cui si fida. Al contrario, l'88% boicotterebbe i prodotti di aziende irresponsabili

di Gabriella Meroni

I consumatori premiano le aziende “buone”. Il 90% degli acquirenti americani, infatti, secondo una recente ricerca sull'impatto sociale realizzata da Cone Communication, affermano di preferire le aziende che non solo parlano di responsabilità sociale, ma che effettivamente lavorano per rendere il mondo un posto migliore, cambiando il proprio modello di business. Lo studio mostra anche come l'88% dei consumatori sia propenso a comprare un prodotto che faccia bene all'ambiente o alla società,l'84% giura che parlerebbe agli amici dell'impegno sociale di un'azienda e un sorprendente 79% donerebbe volentieri ad associazioni sostenute da aziende di cui si fida. Al contrario, sempre l'88% dei clienti è disposto a smettere di acquistare i prodotti di società che si comportano in modo irresponsabile.
L'analisi prende in esame anche il comportamento dei clienti sui social media, un'area di discussione in cui spesso si costruisce o si rovina la reputazione di un'azienda. Ebbene, se il generale il 36% degli utenti dei social li usa per promuovere “cause in cui crede”, il 64% dei giovani con meno di 24 anni si rivolge direttamente ad aziende e multinazionali sui social, chiedendo chiarimenti sulle loro politiche ambientali o di responsabilità sociale. Una volta ottenute queste informazioni (anche non direttamente dai protagonisti, ma in rete), il 27% le diffonde se sono positive, il 20% se sono negative, mentre un altro 26% non si accontenta e fa ulteriori ricerche. 
Ma attenzione: su internet sono le cattive notizie ad andare più veloce. Se infatti tra tutti gli utilizzatori del web il 13% rilancia ciò che di positivo è venuto a sapere di un'azienda, il 36% diffonde informazioni che hanno provocato “rabbia” e il 34% “stupore”. Nessuna condivisione, invece, delle notizie che in generale suscitano “tristezza”.


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