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«Grazie alla crisi sono diventata una scrittrice»

Alessia Bottone, classe 1985, scrittrice e autrice del blog: «Danordasudparliamone-Sogni a tempo indeterminato», parla a Vita del suo ultimo libro: «Papà mi presti i soldi che devo lavorare?» , guida semiseria per affrontare il mercato del lavoro e sopravvivere alla crisi. Il libro ha avuto un grande successo mediatico.

di Cristina Barbetta

«Papà mi presti i soldi che devo lavorare? » è un libro ironico su come affrontare il mercato del lavoro, la crisi e il precariato, in un’epoca in cui in Italia la disoccupazione giovanile ha raggiunto quasi il 40%. 

Scritto da Alessia Bottone, ( Verona, 1985), laureata in Scienze Politiche, Istituzioni e Politiche per la Pace e i Diritti Umani, ovvero, come ironizza lei stessa, in «Scienze della Disoccupazione a Lungo Termine», il libro, edito da Kowalski (settembre 2014, 137 pagine, 13 euro), parla delle «avventure e disavventure di una precaria a tempo indeterminato». E  di come la crisi le abbia dato un’opportunità che non si aspettava. 
Un libro che sin dalla sua pubblicazione ha fatto  molto discutere  e che ha avuto un grande successo mediatico: ne hanno parlato,  tra gli  altri,  il Corriere della Sera,  D Repubblica e  Il Fatto Quotidiano. Alessia Bottone, che è anche autrice dal 2012 del blog «Danordasudparliamone-Sogni a tempo (in) determinato»,   è stata di recente  ospite  di Tgcom24, di Rai 3 e di diverse trasmissioni televisive, tra cui announo su La7 e Radio Deejay . Oltre a collaborare con varie testate giornalistiche di Verona Alessia  Bottone ha ora  in programma di scrivere un terzo libro. 
– Com'è nata l’idea di scrivere «Papà mi presti i soldi che devo lavorare? »
Mentre ero iscritta all’università a Padova sono andata all’estero perché ho sempre pensato che la  pratica fosse meglio della teoria.  Ho vissuto in 7 diversi paesi europei per 5 anni,  imparando  4 lingue, ho fatto uno stage all'ONU e un altro  in una lobby di Bruxelles. Sono rientrata poi  in Italia, a Verona, e dopo essermi laureata, nel 2011,  non ho trovato nessun lavoro, solo proposte umilianti e colloqui di lavoro paradossali. Come quelli che descrivo nel libro: « Lei ha viaggiato troppo, è un persona  instabile», «Lei è troppo determinata. E se dopo non ubbidisce?», « Lei è troppo scrittrice per la nostra azienda». Ho scritto quindi  una lettera di denuncia al quotidiano della mia città, l'Arena , che è stata  pubblicata e  ha avuto un grandissimo riscontro mediatico. Dopo la pubblicazione  della lettera, nel 2012, ho deciso  di aprire un blog: «Danordasudparliamone-Sogni a tempo (in) determinato», che tratta della tematica del precariato e dà spazio alle  lettere dei giovani senza lavoro. E ho scritto due libri: «Amore ai tempi dello stage. Manuale di sopravvivenza per coppie di precari »  e «Papà mi presti i soldi che devo lavorare»? 
-Come vede la crisi? 
La crisi è stata un’opportunità. Infatti, anche se il mio progetto iniziale,  dopo una laurea in Scienze Politiche, Istituzioni e Politiche per la Pace e i Diritti Umani,  era di  lavorare in campo umanitario, all’ONU, la crisi mi ha dato  l’opportunità di fare qualcosa cui non avevo mai pensato prima. Ho scritto due libri e ho aperto un blog.  Non era il mio progetto iniziale  ma è stato  un sogno scrivere e ora vorrei diventare giornalista.
-Cosa consiglia ai giovani per sopravvivere alla crisi? 
Fare un’esperienza all’estero, dove c’è più meritocrazia che in Italia, imparare una o più lingue e poi eventualmente tornare in Italia. E avere uno sguardo giocoso sulla realtà, che è ciò  che mi ha consentito  di trattare tematiche complesse come quelle del libro  cercando di trovare il  lato positivo, usando l'ironia, che per me è l’unico modo per  uscire dalla crisi. E' importante sperimentarsi, adattarsi  e provare strade nuove. 
-Qual è il messaggio  che vuole dare con il suo libro?
Credere in quello che si fa. Anche quando gli altri ti dicono che  non ce la farai. Non bisogna  ascoltare chi  si lamenta di tutto, della vita, della crisi, perché si rischia di non credere più nei propri sogni e nelle proprie sfide.
-Ci sono delle esperienze di lavoro che ha fatto all’estero che vuole ricordare?
Il  servizio civile internazionale in Svizzera, in un campo di accoglienza per richiedenti asilo. E’ stata per me l’esperienza più arricchente dal punto di vista umano. Sono stata 4 mesi  in un paesino di 2500 abitanti sperduto sulle montagne svizzere, insegnando francese ai richiedenti asilo. Un’altra esperienza interessante è stato  il servizio di volontariato europeo in Costa Rica, dove ho vissuto in una comunità  indigena per 4 mesi.
 
Sul tema si veda anche il blog CervelliDiRitorno di Serena Carta: http://blog.vita.it/cervellidiritorno/

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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