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Servizio civile, Beni: «Difesa non armata? Pronto a riformulare l’emendamento»

Il deputato Pd: «La mia intenzione è quella di valorizzare il principio di sussidiarietà senza cancellare il riferimento alla difesa non armata della Patria: io sono per un servizio civile nazionale»

di Stefano Arduini

Ha fatto molto discutere in queste ultime ore l’emendamento (vedi nelle correlate) ammesso alla votazione all’articolo 5 della Riforma del Terzo settore presentato fra da sette deputati che in tema di servizio civile prevede l’attenuazione del richiamo alla difesa non armata della patria in favore di un ancoraggio al principio di sussidiarietà contenuto nell’ultimo comma dell’articolo della Costituzione. Fra i firmatari c’è anche Paolo Beni, oggi parlamentare democratico ed ex storico presidente dell’Arci.

Beni, qual è il senso del suo emendamento?
In effetti conviene precisare. Io non voglio togliere dal nuovo servizio civile i riferimenti agli articoli 52 e 11 della Carta e sostituirli con l’articolo 118. Semplicemente voglio aggiungere un richiamo al principio di sussidiarietà , senza alterare quello alla difesa non armata. Aggiungere, non sostituire.

La formulazione dell’emendamento però prevede la cancellazione della frase “finalizzato alla difesa non armata…”?
Sì è vero, lo abbiamo fatto per ragioni di brevità e lasciando inalterati i riferimenti agli articoli 52 e 11. Comunque se genera confusione sono pronto a riformulare l’emendamento.

Perché dal suo punto di vista è importante citare il principio di sussidiarietà?
Perché il servizio civile oltre ad essere difesa non armata della patria e quindi avere una valenza nazionale che, lo ribadisco, non è mia intenzione mettere in alcun modo in forse, è al tempo stesso la forma di impegno civile per eccellenza così come lo interpreta l’articolo 118.

 


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