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Economia & Impresa sociale 

Acli: caro governo, perché non smonti le grandi banche d’affari?

Il presidente Gianni Bottalico chiede al governo di non toccare le banche popolari e del credito cooperativo ma di ridurre le dimensioni delle grandi banche d'affari per evitare che creino buchi che poi tocca a tutti coprire. "I risparmi degli italiani vanno protetti dalla speculazione"

di Gabriella Meroni

 
“Chiediamo al Governo di togliere dal “pacchetto investimenti”, in discussione nel consiglio dei ministri del 20 gennaio 2015, la riforma delle banche popolari e del credito cooperativo ed in particolare di non procedere all'abolizione del voto capitario”, afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli. “E lo chiediamo condividendo i medesimi obiettivi che l'Esecutivo dichiara di voler raggiungere: dare più credito a imprese e famiglie. Ma questo non lo si realizza decimando le piccole banche che sono quelle più legate al territorio e che erogano più credito".
 
"Se ciò avvenisse – prosegue Bottalico – costituirebbe un grave attacco alla democrazia economica. Riteniamo che vadano presi provvedimenti diametralmente opposti: ridurre le dimensioni delle grandi banche d'affari in modo da renderle responsabili integralmente delle loro attività e non permettere più che creino buchi così grandi da dover essere ripianati dalla fiscalità generale, attraverso i tagli al welfare ed agli investimenti per lo sviluppo. Separare rigidamente queste banche d'affari dalle banche commerciali che erogano credito all'economia reale".
 
"Non vogliamo arrenderci all'idea – conclude Bottalico – che il Governo possa dare in pasto alla speculazione finanziaria più spregiudicata ciò che resta del risparmio degli Italiani e che le piccole banche popolari e di credito cooperativo utilizzano per lo sviluppo dei territori. Chiediamo al Governo di fare marcia indietro rispetto a ciò che ha annunciato ed al parlamento di non permettere mai che questo progetto possa andare in porto perché assesterebbe un durissimo colpo alla già barcollante economia italiana, rendendoci tutti più poveri, consentendo alla speculazione finanziaria internazionale di vampirizzare la residua ricchezza dei nostri territori”.


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