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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Forum scrive a Mattarella: si ricordi di Giovanni Lo Porto

Nella lettera del Forum Nazionale del Terzo Settore inviata al Presidente della Repubblica si ricorda la situazione del cooperante italiano rapito tre anni fa in Pakistan.

di Redazione


Nella lettera aperta inviata dal portavoce del Forum del Terzo Settore, Pietro Barbieri, si chiede al neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di «rinnovare la richiesta di operare efficacemente per una soluzione positiva della vicenda di Giovanni Lo Porto».
Nella missiva si legge: «Come molti italiani, abbiamo ascoltato il Suo discorso di insediamento. Nell’attesa del discorso, non le nascondiamo di aver sperato di sentir citare – tra i temi che in questo momento meritano particolare attenzione da parte della più alta carica dello Stato e delle Istituzioni – la libertà di quelle persone che, per mestiere, portano aiuto a popolazioni in difficoltà, come faceva fino a quando è stato rapito in Pakistan, ormai più di tre anni fa, il nostro amico e collega Giovanni Lo Porto.
Speravamo di sentire il nome di Giovanni nel suo discorso perché abbiamo voluto intuire nei suoi modi e nella Sua storia, la sensibilità necessaria a comprendere il dramma di una famiglia e dei tanti amici e colleghi che, da troppo tempo, aspettano la liberazione del proprio caro; persone che si sono totalmente affidate, in questo, allo Stato italiano».

«Non possiamo dire, dunque, di essere rimasti sorpresi quando Lei ha dedicato un passaggio del Suo profondo e articolato discorso proprio a quegli italiani “impegnati in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e aiuto allo sviluppo” di cui non si hanno notizie – prosegue la lettera -. Per la prima volta è stata data l’attenzione che l’impegno di queste persone richiede da parte di tutti noi. Non ne siamo rimasti sorpresi, ma abbiamo invece visto confermata la nostra fiducia nella Sua sensibilità e provato un sentimento di rinnovata speranza».

Le ultime righe della lettera sono improntate alla speranza. «Speranza che lo Stato italiano, che Lei ora rappresenta, possa continuare e anzi corroborare tutti gli sforzi e le iniziative per giungere alla liberazione di Giovanni. Speranza che la liberazione possa avvenire in tempi brevi, perché Giovanni ha già vissuto tre lunghi anni di prigionia, in condizioni che purtroppo immaginiamo estremamente difficili, e sappiamo quanto fragili possano essere le risorse fisiche e psicologiche di ciascuno di noi se privato prolungatamente delle libertà e diritti minimi.
Conclude la lettera: «Giovanni è "il volto" dei nostri valori che diventano pratica di vita. Chiediamo che questi valori siano difesi senza esitazioni, e che Giovanni Lo Porto non sia lasciato solo».
 


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