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Ebola: in quarantena il vicepresidente della Sierra Leone

A poche settimane dalla riapertura delle scuole e dalle fine delle limitazioni di circolazione, torna l’incubo Ebola nel Paese. Aumentano i casi e dopo la morte di una guardia del corpo, anche Samuel Sam-Sumana, vicepresidente della Sierra Leone, ha deciso di entrare in quarantena

di Redazione

E’ entrato in quarantena, Samuel Sam-Sumana, vicepresidente della Sierra Leone, dopo la morte per ebola di una delle sue guardie del corpo, martedì scorso. A dare la notizia,  l’agenzia stampa, Associated Press, che ha riportato anche la dichiarazione, con cui Sam-Sumana ha dichiarato il suo ritiro dalla vita pubblica per tre settimane: “Il virus ha infettato migliaia di persone e ha quasi messo il nostro Paese in ginocchio. Abbiamo tutti la responsabilità collettiva di interrompere la catena di contagi…non possiamo considerarci soddisfatti. Dobbiamo lavorare insieme per fermare l’Ebola.”

La notizia della quarantena del vicepresidente, arriva all’indomani di una conferenza internazionale sull’Ebola, a Bruxelles, organizzata dall’Unione Europea, per fare il punto della situazione e capire quali altre azioni devono essere portate avanti.

La scorsa settimana i casi registrati sono stati 18, due in più rispetto ai 16 della settimana precedente.

Sabato il New York Times aveva riportato la preoccupazione con cui l’aumento recente dei malati è stata accolto nel Paese. Solo poche settimane fa erano state sospese le limitazioni di circolazione nel Paese e le scuole erano state riaperte e molti uffici sanitari avevano dichiarato che il virus aveva ormai interrotto il suo corso. E se il Paese sembrava essere sul punto di debellare la malattia, la nuova minaccia, secondo il New York Times, sarebbe arrivata dal mare. Un gruppo di pescatori infettati, avrebbero portato il virus, inizialmente negli slum intorno al porto di Freetown. Nonostante diversi volontari avrebbero lavorato per provare a contenere il contagio, il virus sarebbe fuoriuscito, infettando nuove persone e provocando nuove morti. “Abbiamo lavorato così duramente,” ha dichiarato Emmanuel Conteh, coordinatore del piano di intervento Ebola, di un distretto rurale del Paese.

Constatando un nuovo aumento dei casi, Conteh ha convocato 125 tra capi tribù, guaritori e leader locali, chiedendo la sospensione delle pratiche di cura tradizionali e avvertendo che, chiunque fosse stato accusato di nascondere un malato, avrebbe ricevuto un mandato di comparizione, anche se c’è chi ha espresso dubbi riguardo all’efficacia di queste misure, temendo che le minacce spingeranno ancora più persone a nascondersi dagli ufficiali sanitari.  “La guerra è ancora aperta”, ha affermato Conteh, “siamo ad uno stadio critico. A questo punto, o ce la facciamo, oppure perdiamo.”

 

Foto: CELLOU BINANI/AFP/Getty Images


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