Welfare & Lavoro

Infermiera, professione a rischio violenza

Le operatrici sanitarie sono in assoluto quelle che ricevono più indennizzi per infortuni dovuti a violenze e aggressioni sul posto di lavoro. Gli autori degli abusi sono in genere malati con disagio psichico o parenti di ricoverati

di Gabriella Meroni

Infermiera, un lavoro pericoloso. Sono infatti queste le lavoratrici più a rischio, in Italia, di incorrere in aggressioni e violenze sul posto di lavoro, in base all'analisi dei circa 4000 indennizzi con questa causale liquidati dall'Inail nel 2013. Di questi episodi, infatti, quasi un terzo del totale (1200) sono avvenuti in ambito sanitario, e di questi ben il il 71% (851 eventi) ha interessato lavoratrici donne. Gli aggressori sono stati per lo più pazienti, in genere con disagio psichico, e i loro parenti. 
I dati sono contenuti nel volume “Prendersi cura di chi ci cura – La sicurezza e la tutela sul lavoro delle donne che operano nel campo dell’assistenza sanitaria”, realizzato dall’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro-Anmil e presentato a Palazzo Madama la scorsa settimana.

Le cifre rivelano che la prima causa di incidente per le donne che si occupano di assistenza sanitaria è la caduta (5.500 infortuni, il 23% del totale), seguita dalla perdita di controllo di attrezzature o macchinari (18,8%) e da incidenti provocati da movimenti sotto sforzo, come il sollevamento o spostamento dei malati (16,8%). In generale, il personale infermieristico femminile è in assoluto il più colpito da infortuni tra tutte le figure professionali dell'ambito sanitario e socioassistenziale: ogni anno subiscono infatti oltre 10mila incidenti, pari al 32% del totale; in pratica, su tre operatori sanitari infortunati, una è infermiera.


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