Welfare & Lavoro

Poletti: «Reddito minimo? Parliamone, ma dico no a rendite di posizione»

Il ministro del Lavoro e del Welfare: «La discussione è aperta, ma va ripensato il sistema nella sua completezza». L'Alleanza contro le povertà? «Il documento sul reddito di inclusione sociale è un ottimo punto di partenza»

di Stefano Arduini

Al reddito di inclusione sociale (Reis), «ci si può pensare, ma bisogna ristrutturare tutto il sistema, cosiddetti diritti acquisiti inclusi». Questa in estrema sintesi la risposta che il ministro del Lavoro e del Welfare Giuliano Poletti che oggi nel giorno in cui l’Istat a sorpresa ha certificato un tasso di disoccupazione in discesa al 12,6% contro il 12,9% di dicembre, ha incontrato i rappresentanti dell’Alleanza contro le povertà. L’occasione è stata un evento ospitato nelle sede delle Acli milanesi nel quadro del quarto Forum delle politiche sociali organizzato dal comune di Milano. Dopo l’introduzione dell’assessore Pierfrancesco Majorino e l’intervento del presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico («siamo qui per sconfiggere la cultura dell’indifferenza, quella stessa cultura che fa dire a molti che se sale il Pil, come tutti cin auguriamo, si abbassa il tasso di povertà: non è così, lo sviluppo non basta a sconfiggere la povertà») ha tenere alta l’attenzione è stato il confronto fra il responsabile scientifico dell’Alleanza contro le povertà Cristiano Gori e il ministro Poletti.

IL SENSO DEL REIS

Cristiano Gori: «La nostra proposta, non è niente di straordinario, è da vent’anni che in questo Paese si parla di reddito minimo, senza che poi nessun Governo, abbia il coraggio di andare fino in fondo. Le novità in particolare sue due: la prima che questa è già una sintesi prodotta da un network variegato di realtà sociali che hanno deciso di lavorare insieme. Secondo: alla proposta politica affianchiamo il dettaglio tecnico di quante risorse servono e per cosa».

Giuliano Poletti: «Il fatto di avere finalmente un interlocutore che ci consegna una proposta già mediata dai vari attori sociali è certamente un grande vantaggio. L’Italia è un Paese in cui quando si deve scegliere, si preferisce evitare il problema. Questa proposta ha il merito di aprire la discussione»

 

A CHI VA IL REIS

Cristiano Gori: «Ad usufruire di questa risorsa, che si compone di un trasferimento economico e di un pacchetto di servizi è quella fascia di popolazione che non raggiunge standard di vita minimamente accettabili, per usare la dicitura dell’Istat. Si tratta del 9,9% della popolazione».

Giuliano Poletti: «La lotta alla povertà diventerà un tema dell’agenda del Governo, questo senz’altro. Questo lo posso confermare. Penso che l’occasione sia quella di fare una cornice al piano di inclusione sociale inserendolo, appunto, all’interno di una Strategia contro la povertà»

COSA DEVE FARE LO STATO

Cristiano Gori: «Allo Stato centrale chiediamo di definire un Piano nazionale contro le povertà. Questo perché solo Roma può assegnare il finanziamento necessario; può definire il diritto di accesso alla misura; può fare da regia per mettere a sistema le migliori pratiche territoriali».

Giuliano Poletti: «Su questi tre punti sono d’accordo. Occorre però aggiungerne un quarto che ha a che fare con la contabilità. Ovvero se io metto un euro nella lotta alle povertà, cosa ottengo in cambio? In termini di costi, per esempio sanitari, quanto risparmio? E ancora. In termini di produzione, quanto guadagno? Solo così potremo uscire dalla logica: lotta alla povertà uguale perdita di denaro, o peggio uguale truffa modello falsi invalidi».  

QUANTO COSTA IL REIS

Cristiano Gori: «Tutte le stime dicono che il Reis costa  7 miliardi. Noi proponiamo di partite con uno stanziamento di 1,5 miliardi il primo anno, il 2016 per arrivare gradualmente al 2019 allo stanziamento finale. E teniamo presente che oggi per la lotta alla povertà si impiega lo 0,1% del Pil contro una media europea dello 0.5%».

Giuliano Poletti: «Non entro nello specifico dei numeri. Dico solo che se servono i fondi si trovano. Però ci sono delle condizioni. La prima è che serve un misuratore attendibile e valido su tutto il territorio nazionale dei bisogni, e adesso abbiamo il nuovo Isee. Secondo: serve una ricognizione delle misure che oggi già mettiamo in campo. E questo, lo stiamo definendo, in questi giorni è il casellario dell’assistenza. La terza condizione infine: va ripensato l’intero sistema, non mi si venga a dire: caro Poletti, le posizioni acquisite non si toccano, servono 7 miliardi in più.  Se nel passato ci sono stati posizioni molto favorevoli, mi aspetto anche che ci sia la disponibilità a rivederle a vantaggio di chi ha avuto meno.

 

 


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