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Terza laurea per un detenuto all’ergastolo

Il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, sottolinea come il caso del 43enne killer della mafia con "fine pena mai" sia «l’ennesima conferma, ove ce ne fosse bisogno, che la criminalità si combatte anche con la cultura e l’istruzione».

di Redazione

Da oltre vent’anni in carcere e plurilaureato. È questa la notizia, diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni all’indomani della terza laurea di un detenuto 43enne che è in carcere dall’inizio degli anni Novanta con un “fine pena mai”.
La discussione di laurea in videoconferenza dal carcere di Paliano (Fr) a fine febbraio. Al termine ha conseguito 110 e lode per la laurea magistrale in Scienze della Comunicazione con una tesi dal titolo “Comunicazione e socializzazione in carcere”.

Per il Garante dei detenuti del Lazio, però, la vera notizia non è tanto nella laurea, quanto nel fatto che il detenuto in questione di laurea ne ha  già altre due: la prima nel 2007 in Economia e commercio sul “recupero del detenuto: una prospettiva economia” con 110 e una nel 2010 in Scienze Politiche su “Dal vecchio mondo al nuovo continente: interconnessione e complementarietà nella storia della Mafia” con 110 e lode.

La notizia diffusa domenica ha subito trovato spazio sulla stampa, anche perché il detenuto di cui si parla nella comunicazione del Garante che aveva diffuso un nome di fantasia si è rivelato essere il killer di mafia Dario Troni, giovane sicario del clan Urso- Bottaro di Siracusa che all’età di 19 anni nel 1992 uccise due persone, arrestato fu condannato all’ergastolo.

Se il 43enne è il primo laureato del carcere di Paliano, non va dimenticato che la scorsa estate a Rebibbia N.C., grazie al progetto Teleuniversità in carcere (ideato dal Garante dei detenuti del Lazio), quattro detenuti avevano conseguito la laurea triennale, uno in collegamento via Skype dal carcere di Tirana. A dicembre sempre a Rebibbia, in videoconferenza con l’Università di Roma Tor Vergata aveva conseuito la laurea magistrale in legge un altro detenuto del reparto di Alta Sicurezza.

Il Garante dei detenuti, Angiolo Marroni ha spiegato di aver deciso di rendere nota la storia della terza laurea «perché è una vicenda unica. Per i gravi fatti in cui è stato implicato ha trascorso più di venti anni in carcere e, davanti a sé, non ha un futuro certo ma solo il “fine pena mai”. Di fronte a tale prospettiva, ha deciso di non abbandonarsi alla disperazione della cella ma ha visto nello studio l’occasione di riscatto sociale».

Per Marroni questa è «l’ennesima conferma, ove ce ne fosse bisogno, che la criminalità si combatte anche con la cultura e l’istruzione. Noi abbiamo investito molto sui percorsi scolastici in carcere. Con il Sistema Universitario Penitenziario (S.U.P.) abbiamo ideato un modello costituito da una rete istituzionale che mette insieme la Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio, Laziodisu, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, le carceri, il DAP, la Regione Lazio e le Università Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza. Con questo Modello, oggi sono 120 i detenuti che, nel Lazio, frequentano l’Università. Nel 2005 – conclude-, i detenuti universitari nel Lazio erano appena 17».

Foto Getty Images


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