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Economia & Impresa sociale 

Africa Milk Project è una delle 5 best practices selezionate per dare una risposta ai bisogni del pianeta

Con il progetto "Africa Milk Project: ama la tua terra, combatti la povertà, bevi il tuo latte”, CEFA il seme della solidarietà, Granarolo, il Ministero degli Affari Esteri e l’associazione tanzaniana di allevatori Njombe Livestock Association, vincono il primo premio come migliore Best Practice nella categoria: “Sviluppo sostenibile di piccole comunità rurali in aree marginali

di Redazione

Erano 800 i progetti in gara, esaminati da una commissione di cui facevano parte tra gli altri, il fotografo Sebastiao Salgado, il Principe Alberto di Monaco, il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina e Andrea Illy, Presidente di Illy Caffè.

Africa Milk Project si è classificata prima nella sua categoria: "Sviluppo sostenibile nelle piccole comunità rurali in aree marginali". Sarà dunque uno dei 5 progetti che verranno presentati come Best Practice sulla sicurezza alimentare a livello mondiale all’interno del Padiglione Zero, lo spazio sviluppato in collaborazione con le Nazioni Unite che avrà il compito di introdurre i 20 milioni di visitatori attesi al tema dell‟esposizione universale di Milano. Il progetto sarà presentato attraverso un film, che Expo realizzerà, e sarà proiettato per sei mesi nel Padiglione Zero: racconterà la storia degli “eroi” di questo piccolo miracolo.

Njombe Milk Factory riceve ogni giorno 3200 litri di latte da 800 allevatori della zona che possiedono per lo più 2 o 3 vacche da latte. Una volta consegnato “a mano” o raccolto con un furgone, il latte è pastorizzato. Una volta a settimana e a prezzo contenuto, una certa quantità è distribuita in 58 scuole del distretto di Njombe (sud della Tanzania), raggiungendo un bacino di utenza che oggi è di 28 mila scolari. In parte il latte è venduto, e, in piccola quantità, donato a ospedali e orfanotrofi nei dintorni. Il rimanente diventa yogurt – distribuito nei mercati locali – e vari formaggi. Caciotta, provolone e specialmente mozzarella sono venduti nelle città più importanti della Tanzania e nell'isola di Zanzibar. Se all'inizio il progetto voleva migliorare la vita delle comunità rurali e sviluppare l'economia del distretto, oggi è un'impresa che comincia a fare utili.

"Sarà importante raccontare ai milioni di visitatori di Expo la straordinarietà di questo progetto: una latteria sociale che è “modello di sviluppo inclusivo” perché ridistribuisce reddito a più membri di una comunità: gli 800 allevatori che conferiscono ogni giorno il latte, che altrimenti non avrebbero un mercato dove venderlo, e i lavoratori della latteria-caseificio e le loro famiglie”, ha spiegato Paolo Chesani, direttore di Cefa Onlus. “La razionalità economica avrebbe consigliato di ritirare il latte da un’unica grande stalla con qualche centinaia di capi di bestiame, ma abbiamo scelto, invece, di coinvolgere 800 piccole imprese familiari contadine – che coinvolgono oltre 5000 persone – con 2-3 vacche ciascuna, ed è stata una bella sfida, ma siamo convinti che non esiste vero sviluppo, in un paese come la Tanzania, se i benefici della crescita non vengono ridistribuiti nel modo più ampio possibile. Grazie a questo circolo virtuoso, la latteria oggi è passata da progetto finanziato a una società i cui azionisti sono anche i partner-beneficiari."


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