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Quando giornalismo e musica rendono piacevole il carcere

Un gruppo di persone detenute che collabora alla Radio della Casa di Reclusione di Bollate incontra il senatore Luigi Manconi e il presidente di Antigone Patrizio Gonnella: ne esce un profondo confronto sulla vita dietro le sbarre. Ma poi spunta una chitarra elettrica...

di Daniele Biella

È vero, di carcere modello in Italia ce n’è uno solo: Bollate. Purtroppo. Perché ciò che avviene dentro quella che comunque è una Casa di Reclusione, potrebbe generare un virtuoso effetto domino dove il sistema penitenziario assolve in toto il suo compito di reinserire socialmente i detenuti e, d’altro canto, le stesse persone ristrette sono in grado di dimostrare alla collettività la loro nuova vita. Lontana dalla recidività e molto più vicina alla normalità di ogni cittadino.

Dei tanti progetti attivi da anni, dalla pasticceria all’orto verso l’esterno, passando per la fresca notizia dell’impiego di detenuti in esecuzione penale esterna per la costruzione dei padiglioni di Expo 2015 (in cui sono comunque coinvolte altre carceri lombarde), che sorgono proprio nel parcheggio antistante al penitenziario, si potrebbe parlare molto. Ma in questo caso il racconto è concentrato su un pomeriggio speciale, vissuto da Vita.it a fianco del senatore Luigi Manconi, della sua collaboratrice Vitaliana Curigliano, del presidente dell’Osservatorio Antigone Patrizio Gonnella, e di un folto gruppo di persone del mondo di Bollate, da chi sta scontando una pena, ai poliziotti penitenziari, alle figure educative che lavorano dietro le sbarre.

Accolti dal Vice Comandante Piera Denti, ci si è recati subito nel cuore della Casa di Reclusione, passando tra i colorati e vivaci reparti fino al Quarto, quello dedicato al Trattamento avanzato, sede della redazione del giornale Carte Bollate e della Radio del carcere, che tra le altre cose ha da cinque anni una trasmissione settimanale su Popolare network in collaborazione proprio con Antigone: è qui che una schiera di giornalisti detenuti attendeva Manconi, uno dei politici italiani che negli ultimi decenni più si è speso per il mondo carcerario, per intervistarlo. Ed è qui che si è consumato un incontro del tutto speciale, privo di autoreferenzialità e retorica, in cui si è passati dalla mera intervista a una discussione completa e professionale su vari temi legati alla vita carceraria. Antonio, Enzo, Giovanna, Roberto, Stefano e gli altri redattori di radio e testata, gli educatori Matilde Napoleone e Roberto Bezzi, i volontari dall’esterno come la giornalista Maria Itri, la stessa Vice Comandante e tutti gli altri detenuti presenti hanno raccontato il proprio impegno, le opinioni e i dubbi su varie tematiche a Manconi e Gonnella che, a loro volta, hanno condiviso con loro esperienze significative della loro azione politica. “Da quello che fate vedo che siete riusciti a trasformare il tempo vuoto del carcere a tempo pieno di senso, tutta l’opinione pubblica dovrebbe capire vedere come si lavora qui a Bollate”, ha sottolineato Manconi, prima di essere invitato al momento clou della giornata: il passaggio in sala di registrazione, che è a tutti gli effetti una sala prove musicale.  

Nel giro di cinque minuti si è improvvisato un concerto ad alto profilo, grazie all’estro di Angelo, Marco e altri detenuti che, non di rado, suonano assieme a un poliziotto penitenziario nonché batterista, Francesco Mondello. Tra canzoni come Don Raffaé e Cuore Brigante, il clima gioviale ha contagiato tutti (compreso il senatore, “uno dei maggiori esperi di musica leggera”, ha sottolineato Gonnella) senza naturalmente far dimenticare il luogo in cui si era e la difficoltà della vita inframuraria. “L’idea del carcere come un luogo buio, triste e lontano dalla vita di tutti i giorni nuoce agli stessi detenuti, perché non c’è peggior cosa della mancanza di comunicazione con l’esterno per chi è dietro le sbarre. Bollate è riuscito a ribaltare questa visione, la speranza è che ci riesca anche qualcuno degli altri 204 Istituti di pena italiani”, ha ribadito Manconi. Qui un detenuto che dimostra di volere ripagare la società per il danno inflittole trova una strada vincente. “Lo capiscono anche gli alunni delle tante scuole che vengono a farci visita: entrano con un’opinione di questo mondo, ne escono con tutt’altra, molto più positiva”, sottolinea la Vice Comandante. Finito il concerto, è già tempo di saluti. Commossi e sinceri.  


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