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Economia & Impresa sociale 

Quantitative easing: chi ci guadagna e chi ci perde…

L'economista Marcello Esposito fa il quadro della situazione tra operazione Bce, piano greco e ripresa economica. E sul niet europeo al piano Tsipras non ha dubbi: «L'Europa dovrebbe capire che quei soldi non torneranno. Accettino di perdere del denaro ma riportino la Grecia in una situazione di normalità»

di Lorenzo Maria Alvaro

Oggi è la giornata del Piano Draghi. Parte il “Quantitative easing”, con l’acquisto da parte delle Banche centrali di 1.140 miliardi di euro di titoli di Stato, di cui 140 saranno investiti in Italia. Nel contempo continua il braccio di ferro tra Ue e Grecia. Bocciato il piano di Atene, che viene definito incompleto, e slittati gli aiuti. Tsipras infatti si è appellato direttamente all’Eurotower. Per capire cosa stia accadendo e in cosa consistano tutte queste manovre abbiamo chiesto a Marcello Esposito, docente titolare di “International financial markets” all’università Cattaneo di Castellanza

In cosa consiste l’operazione della Bce, il famoso quantitative easing?
È un allentamento monetario straordinario. Quando i tassi di interessi che sono ormai a zero, non sono più efficaci, si passa a operazioni straordinarie di immissione di liquidità nel sistema. Nello specifico la Bce compra titoli di Stato e altri titoli obbligazionari e quindi genera liquidità per il sistema. Non si limita quindi ad abbassare il costo della liquidità ma ne crea, in maniera massiccia, di nuova. L'oggetto è di creare 1,2 trillioni di euro in 18 mesi. Dovrebbero essere circa il 10% del Pil europeo.

Che effetto dovrebbe portare la mossa di Draghi?
L'effetto di questa liquidità e di eccesso di offerta di euro porta gli investitori a scegliere alternative più rischiose, oltre a svalutare l'euro. Cresceranno quindi gli investimenti nell'economia reale.

Una proposta che va a vantaggio dei Paesi ad alto debito…
Certo, come nel caso italiano. Banca d’Italia ha già annunciato che comprerà 130 miliardi di Btp. Se teniamo presente che il deficit italiano è di 50 miliardi di euro l’anno, è come se finanziassimo il debito per due anni e mezzo. 

Ed è per questo che invece Paesi come la Germania storcono il naso?
Sì certo, ed è sempre per questo che la Germania ha imposto che gli acquisti vengano fatti dalle rispettive banche centrali e non direttamente dalle Bce. Così nel malaugurato caso ci fosse la un problema sul debito italiano sarebbe in capo ad una istituzione italiana.

In tutto questo però Atene non può accedere a questo strumento. Perché?
Atene è l'unico paese dell'Eurozona che non beneficia del programma. Il motivo è che non risponde ai requisiti. Ci sono due criteri da rispettare che la Grecia disattende. Il primo è quello del rating, che i titoli greci non rispettano. È stata fatta un'eccezione se il Paese accetta il programma della Troika. E questo è il secondo criterio: siccome Atene non lo ha accettato, e anzi sta negoziando, per ora è fuori.

Ed è proprio su questo che continua il braccio di ferro tra Europa e Tsipras. Il piano del governo elelnico è stato bocciato. Perché?
Perché la Grecia, in sostanza, vuole aver più spazio per respirare. Ha bisogno, come da programma di Syriza, di una serie di iniziativa difficilmente sostenibili all'interno di un sistema di virtù fiscale. Non ci sono certezze di introiti su certe voci, come la guerra all'evasione. Insomma è una proposta ad uscite certe ma ad introiti incerti.

Ma è la strada giusta quella del rigore nei confronti dei greci?
Secondo me l’Europa sbaglia ad avere un atteggiamento così rigido nei confronti delle Grecia. Perché quando si hanno debiti così elevati, e si deve lavorare per decenni solo per ripagarli., è difficile che scocchi la scintilla della crescita. Con una spada di Damocle del genere è molto difficile che ci sia uno spirito imprenditoriale perché si è nella prospettiva che il lavoro e il guadagno sono per conto di qualcun altro, cui si devono dei soldi. Sono debiti difficilmente ripagabili. L'Europa dovrebbe rendersi conto che quei soldi non ritorneranno. Sarebbe il caso di accettare delle perdite ma far rientrare, con la ristrutturazione di quel debito, la Grecia in una situazione di normalità.

C’è al momento qualche spazio perché l’Ue cambi rotta nei confronti della Grecia?
Al momento no, perché il nord Europa è contrario. E anche sul futuro è difficile dire se sarà possibile che si cambi idea e strategia. È assolutamente tutto incerto. 


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