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Catastrofe umanitaria ucraina, testimonianze dai Villaggi Sos

Da Sos Villaggi dei Bambini arrivano i racconti da Lugansk e la testimonianza del direttore nazionale dell'organizzazione in Ucraina. La situazione è molto critica, moltissimi bambini sono a rischio abbandono

di Redazione

Dopo la guerra in Ucraina l’oggi è il tempo della catastrofe umanitaria. «Sono finiti i bombardamenti a Lugansk ma ora siamo in emergenza sociale. La gente è esausta», dice Lyudmila, collaboratrice di Sos Villaggi dei Bambini a Lugansk. «Quasi tutti presentano i sintomi da stress. I bambini hanno paura e incubi, sono cambiati. I genitori sono in una situazione ancora peggiore. Vivono nell’ansia. Dicono di non avere nessuna certezza e nessuna idea di come poter continuare a vivere. Le persone hanno bisogno di aiuto psicologico. Li stiamo sostenendo, ogni giorno»

La vita quotidiana a Lugansk non è cambiata molto da quando sono finiti i combattimenti, si legge in una nota di Sos Villaggi dei Bambini. C'è una parvenza di tranquillità ma mancano lavoro e denaro. «La situazione è calma, il cibo di base è ancora disponibile», continua Lyudmila. «Scuole, asili, ospedali sono aperti ma la vita fuori casa termina alle tre del pomeriggio. Da quell’ora la gente si chiude negli appartamenti, non vuole più uscire. Poche persone usano l’auto. La benzina è carissima». A Starobilsk, zona controllata dal governo ucraino, Sos Villaggi dei Bambini sta aiutando gli sfollati interni. “Lavorare qui è un po’ più facile. Le persone che sono qui si sono allontanate dalla guerra. Hanno trovato lavoro e si sono adattati. Dobbiamo invece aiutare coloro che hanno vissuto e subito il conflitto. Sono loro ad avere più bisogno» osserva Lyudmila. «A Starobilsk ci sono aiuti umanitari mentre a Lugansk stanno operando solo la Croce Rossa e noi. Non c’è nessun altro».

La situazione economica continua a peggiorare. «La valuta locale è scesa del 400% in un anno e del 60% rispetto al dollaro. Il calo è stato significativo soprattutto negli ultimi due mesi», dice Andriy Chuprikov, il direttore nazionale di Sos Villaggi dei Bambini dell'Ucraina. «Ciò significa che tutti i prezzi sono aumentati perché dipendono dal prezzo della benzina, collegata al valore del dollaro. L’Ucraina non importa più i beni dalla Russia. Dobbiamo importare dall'Europa, ed è molto più costoso. Sono soprattutto medicine e cibo ad aver subito il più alto rincaro. Siamo diventati più poveri. Lo stipendio minimo è di 37 euro al mese, 100 euro è quello medio. L’inflazione nel 2015 sarà del 24-26%. L'elevato tasso di disoccupazione sta portando centinaia di migliaia di famiglie al di sotto della soglia di povertà. Comprare carne e latte costa 6 volte di più rispetto a una volta. L'intera situazione ha delle conseguenze terribili sulle famiglie. C’è paura per il futuro. Abbiamo aumentato il sostegno psicologico. Oltre a questo c’è il problema di chi ha preso parte al conflitto: hanno la “sindrome afghana”. Aumentano le violenze domestiche, prostituzione e furti. Prevediamo l'esplosione delle famiglie già in crisi, il che significa che più bambini saranno senza cure».

L'attuale numero di bambini senza cure non è ufficiale; il ministero Sociale solo di recente ha iniziato a calcolare il numero di sfollati interni e dei bambini. Si parla di un milione di sfollati, di cui quasi 150mila bambini. 100.000 sono le famiglie in crisi (quelle cioè che non possono vivere nella loro casa). «La maggior parte di loro non è riuscita ad andare a Kiev. Non aveva soldi per andare più lontano dalla zona di conflitto e si è fermata a Lugansk. Esiste un elevato rischio di abbandono dei bambini. Stiamo progettando di aumentare il nostro operato nelle regioni di Lugansk e stiamo costruendo una partnership con l'Unicef per aiutare altri 1.000 sfollati (nella regione di Lugansk). Vogliamo creare centri di protezione comunitari partendo proprio dai centri sociali, esistenti in quattro località della zona. Aiuteremo le famiglie e i bambini distribuendo cibo, medicine, biancheria, coperte, vestiti caldi e materiale scolastico. Inoltre forniremo servizi psicologici, sociali ed educativi. Insieme ai partner aiuteremo i genitori a trovare un lavoro. Stiamo anche lavorando con la comunità per costruire la fiducia e la tolleranza per gli sfollati».

«Non so nemmeno da dove cominciare», dice Mykola Kuleba, Commissario Ucraino per i diritti dei bambini. «La situazione è critica. È chiaro che c'è una catastrofe umanitaria in Ucraina orientale. Più di milione di bambini hanno subito questo conflitto. Alcuni hanno vissuto in scantinati ed erano sotto attacco, altri hanno sentito i colpi e visto combattimenti, altri ancora hanno dovuto lasciare le loro case. Ancora non conosciamo il numero esatto delle persone e dei bambini che hanno lasciato le loro case e non sappiamo dove siano andati. Lo Stato non è in grado di assistere i tanti sfollati. Il sistema non è abbastanza flessibile per cambiare e prendere decisioni rapide. La gente è senza soldi, senza medicine e non sa a chi chiedere aiuto. Spesso mancano elettricità e gas. Non tutti i bambini possono andare a scuola. Il vero dramma ora è quello legato ai bambini abbandonati o orfani. Ci sono troppi orfanotrofi qui (gli Internat ndr). Nessuna cura del bambino, né della famiglia biologica, nessuna prevenzione dell’abbandono. Dobbiamo cambiare questo sistema. Ora mancano i soldi e sono stati licenziati 12mila operatori sociali. Non vengono più dati gli aiuti economici per la gravidanza e o per il terzo figlio. L'80% delle famiglie con tre o più figli viveva già in povertà prima della crisi. Figuriamoci ora. Ho incontrato a Debaltseve una famiglia che viveva in un seminterrato. Ho detto loro che eravamo riusciti a trovare un posto migliore. Non potevano continuare a vivere senza acqua, elettricità e cibo. La madre non voleva andare via, lasciare la casa. I loro figli, mentre parlavo, dicevano alla madre di ascoltarmi e di andare via. Ecco. Dobbiamo anche lavorare sulla partecipazione dei minorenni nelle decisioni degli adulti. Ringrazio Sos Villaggi dei Bambini per il modello di accoglienza che sta portando e per il sostegno alle famiglie in difficoltà».

 


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