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“Il servizio civile? Era un malato terminale. Ora sta guarendo, ma…”

Le parole Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas, che ha avuto il numero record di giovani da avviare in servizio, con 2255, e il 97 per cento dei progetti finanziati. "C'è tanta soddisfazione, ma è anche tempo di rivedere la durata dei progetti per renderli più efficaci"

di Daniele Biella

“Il malato che sembrava allo stato terminale è guarito, noi ora lo assistiamo nel suo velocissimo recupero”. Una questa metafora Fabrizio Pregliasco, presidente nazionale di Anpas, l’ente di Pubbliche assistenze che ha ottenuto il numero più alto di giovani, 2.255, da avviare al servizio civile nel bando 2015, uscito lunedì 16 marzo. “Si era quasi arrivati a staccare la spina al servizio civile, invece in modo molto rapido siamo qui a celebrarne la rinascita, a cui il governo Renzi ha tenuto molto, spiega.

La soddisfazione del presidente Anpas è ampia: “Siamo tornati ai livelli record del 2006, nessuno l’avrebbe mai pensato fino a poco tempo fa. E c’è la novità positiva dell’apertura del bando agli stranieri residenti in Italia”. Negli ultimi anni le 573 sedi delle Pubbliche assistenze dove opereranno i giovani “avevano dovuto rimboccarsi le maniche e lavorare senza i ragazzi e le ragazze del servizio civile, il loro ritorno sarà un grande valore aggiunto e un investimento di qualità, perché saranno utili ma non indispensabili”, aggiunge Pregliasco. “Ora però dovremo andare a ricercare i giovani, a ricostruire il loro interesse dopo che a causa dei tagli avevano smesso di pensare al servizio civile come opportunità formativa, ancor prima che lavorativa e curricolare”.

Anpas ha avuto una percentuale molto alta di progetti finanziati, il 97 per cento di quelli che aveva redatto. “Un ulteriore risultato importante, fermo restando però che la progettazione per essere ancora più incisiva dovrebbe essere rivista”, sottolinea il presidente Anpas. “I progetti a breve-medio termine, ovvero sei mesi, o un anno come nel caso del bando del Servizio civile nazionale, hanno corto respiro se pensiamo a un utenza come un anziano che deve essere seguito per un tempo più lungo senza imbattere in interruzioni solo perché l’intervento nei suoi confronti non è stato rifinanziato”, specifica Pregliasco.

Quale soluzione, allora? “Predisporre un bando per progetti più lunghi di almeno due anni, e magari stipulare convenzioni che garantiscano quella continuità necessaria e assolutamente funzionale a gran parte degli enti coinvolti nel servizio civile”


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