Cooperazione & Relazioni internazionali

La Corte europea sollecita l’Italia a introdurre il reato di tortura

La sentenza della Corte europea dei diritti umani che denuncia come tortura le violenze della Scuola Diaz di Genova, nel 2001, sono un monito alle istituzioni italiane ad agire, dopo oltre 25 anni di ritardo nell'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano

di Redazione

La sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha qualificato come "tortura" le violenze compiute la notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova, è un monito alle istituzioni italiane a fare presto e bene, dopo oltre un quarto di secolo di ritardo nell'introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. 

Un ritardo rilevato e stigmatizzato dalla stessa Corte europea, nella sentenza che ha dato ragione al ricorso di Arnaldo Cestaro, una delle vittime dei pestaggi seguiti all'irruzione notturna nella scuola Diaz, uscitone in barella con diverse fratture. Il collegamento tra la violazione dei diritti umani e l'assenza del reato di tortura emerge con evidenza dalla lettura della sentenza.

Lo scorso 10 dicembre, durante la Giornata Internazionale per i Diritti Umani, Amnesty International, insieme a diverse associazioni, tra cui Arci, Cild e CittadinanzAttiva si erano riunite a Montecitorio per mantenere accesa l’attenzione sul tema. Nella stessa occasione erano state consegnate le 16.000 firme raccolte da maggio 2014 e dirette al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato per chiedere l'introduzione del reato di tortura nel codice penale. 

Dal 1989, quando venne pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la legge di ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani chiedono al parlamento di onorare l'impegno assunto all'epoca. 

Secondo Amnesty, ciò che successe alla Diaz, e con ancora maggiore evidenza e gravità nella caserma di Bolzaneto nelle ore e nei giorni immediatamente successivi ci dice che la presenza del reato di tortura nel codice penale avrebbe, allora (e in seguito in ulteriori casi), fatto la differenza: evitato la prescrizione, fatto emergere anche sul piano della sanzione la gravità degli atti commessi dai pubblici ufficiali giudicati responsabili (ma di altri reati…). 

All'esame della Camera, ora, è un testo precedentemente approvato dal Senato, secondo Amnesty non perfetto,  ma comunque un passo nella direzione giusta.

Foto: GERARD JULIEN/AFP/Getty Images


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