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Bruni: «La presidente di Arci, dopo le dichiarazioni sulle slot, dovrebbe dimettersi»

L'economista interviene sull'intervista che Vita.it ha fatto a Francesca Chiavacci per commentare il caso del Circolo San Niccolò. «Sono triste, deluso e indignato. I circoli Arci installano macchinette per soldi? È la logica del peggior capitalismo finanziario, non c'è più speranza per questo mondo»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Ho tre sentimenti quando ho letto l'intervista di Vita.it alla presidente nazionale di Arci, Francesca Chiavacci: tristezza, delusione e indignazione». Così esordisce al telefono, durissimo, l'economista Luigino Bruni, molto sensibile al tema dell'azzardo legale e tra i padri del movimento Slot Mob, che si batte proprio contro al dilagare del fenomeno.

L'intervista con la presidente di Arci era nata per commentare il fatto che nel circolo San Niccolò di Firenze, che il 25 gennaio del 2014  aveva celebrato in pompa magna la dismissione delle slot machine, le macchinette in realtà sono rimaste in funzione e continuano ad esserlo anche oggi. Fu un evento organizzato dal movimento Mettiamoci in Gioco e svoltosi alla presenza della presidente della Camera Laura Boldrini. Per questo ebbe una grande eco sui giornali e per questo la scoperta ha fatto scalpore.

Tra i tanti passaggi ad aver colpito Bruni maggiormente è quello in cui Chiavacci sottolinea che «è vero (che sia inaccettabile che nei circoli Arci si ospitino le slot machine ndr) ma dobbiamo anche pensare che il cliente potrà sempre trovare le slot da altre parti. Magari nel circolo può giocare ma anche parlare con qualcuno. Sono poi convinta che proibire una cosa la rende ancora più allettante».

«Innanzitutto vorrei chiarire che dichiarazioni come queste dovrebbero bastare per presentare le dimissioni», attacca Bruni, «se un ente come l'Arci arriva a immaginare le cose che ha detto la sua presidenza significa che non c'è più nessun criterio etico per giudicare il mondo. Il capitalismo che hanno combattuto i nostri padri, che quel mondo delle slot rappresenta nella sua faccia peggiore, se li è mangiati. Non c'è più speranza per questo mondo, che pure ho amato».

La reazione di Bruni è a cavallo tra una delusione cocente e una rabbia dominata a fatica. «Sono molto deluso di questa incapacità culturale di una certa sinistra. Non capiscono la battaglia capitale che si sta svolgendo con un business che si nutre del sangue dei poveri. Dire che tanto le persone giocherebbero comunque da un’altra parte vuol dire non capire nulla della solidarietà italiana».

Per l'economista si tratta, «di una scemenza che richiede immediate dimissioni». E lo ripete più volte. La speranza è che non muoia tutto con l'intervista, «spero che queste dichiarazioni portino ad un dibattito interno serio e a qualche, a mio avviso, inevitabile conseguenza».

C'è poi un fatto doloroso. Arci infatti è tra i promotori proprio di Slot Mob, di cui Bruni è un illustre testimonial «Per altro rendendo quelle dichiarazioni Arci rende vano l'enorme sforzo che stiamo facendo dal basso, per combattere l'azzardo. Per questo spero quanto meno in una smentita, altrimenti la loro partecipazione sarebbe imbarazzante per noi. Mi auguro sia solo un problema di incompetenza».

In conclusione Luigino Bruni ha commentato anche una proposta, che è stata fatta in questi giorni alla presidente nazionale (via Facebook) in cui si ipotizzava la possibilità, da parte degli uffici centrali, di chiedere ai circoli che ospitano slot machine di rinunciare ai benefici fiscali di cui godono. «Non mi interessa. Il punto è rispondere alla domanda: perché quei circoli hanno le macchinette? Se la risposta è quella di Chiavacci, cioè per i soldi, non c'è altro da aggiungere. È morta la cultura di sinistra che animava da sempre Arci e ha vinto la logica capitalistica della peggior specie. Il resto non conta».

 


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