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13 progetti per far ripartire il Sud grazie ai migranti

Sono state 120 le organizzazioni coinvolte dalla call. Le iniziative selezionate dureranno tra 18 e i 24 mesi e riceveranno un contributo finanziario tra i 100 e i 500 mila euro

di Vittorio Sammarco

Un percorso innovativo e rigoroso per approvare e finanziare 13 progetti in ambiti tematici avvertiti come rilevanti per i quali la Fondazione con il Sud non aveva in precedenza promosso e sostenuto iniziative specifiche. Questo l'obiettivo del progetto “L’immigrazione al Sud: integrazione e inserimento sociale ed economico di cittadini immigrati attraverso il contrasto a tratta e sfruttamento lavorativo e sessuale; valorizzando esperienze associative e di lavoro anche autonomo”.

120 organizzazioni coinvolte nelle regioni di intervento della Fondazione presieduta da Carlo Borgomeo (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia). Un importo complessivo di 3,5 milioni di euro (200mila in più di quanto originariamente stanziato al lancio del bando, quasi un anno fa); 113 idee pervenute, poi diventate 45 progetti concreti selezionati. Alla fine le partnership vincenti hanno visto l’approvazione e il sostegno di 13 progetti presentati oggi a Roma alla presenza del prefetto Mario Morcone (capo del dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno) e dei direttori di Avvenire ed Espresso, Mario Tarquinio e Luigi Vicinanza.

Dureranno tra 18 e i 24 mesi, e riceveranno un contributo finanziario tra i 100 e i 500 mila euro. Sono vincolati ad alcuni parametri come essere in grado di proporre modelli efficaci e innovativi; la possibilità di sopravvivere allo scadere del finanziamento; la capacità di mettere in rete più realtà, istituzionali e/società civile. E, soprattutto: ogni partnership deve prevedere al suo interno la partecipazione di almeno un’organizzazione d’immigrati costituita in maggioranza assoluta da cittadini stranieri e avente sede legale e/o operativa da prima del gennaio 2012 in una delle regioni in cui sono previsti gli interventi”.

Hanno spesso nomi creativi e curiosi, che servono anche a chiarire le aree di azione e gli obiettivi. Si va da FIDUCIA (Famiglie immigrate donne unite nei Centri per l’inclusione lavorativa Anolf); a FIERI (Fabbrica interculturale ecosostenibile del riuso); da BUS (Buone uscite dallo sfruttamento) a OPEN (Tante vie per l'integrazione); LE TRAME DEL MONDO; MESTIERI LEGALI, creazione di una Communitas delle biodiversità per consentire l’inserimento lavorativo di persone immigrate; Agriculture; Costruiamo saperi; l’Alba dell’integrazione nel Salento; African Food & Fashion district; Diritti (dal mare) alla terra.

Non è stato valutato l’impatto occupazionale prevedibile, ha precisato su nostra domanda Borgomeo, perché non è un obiettivo del progetto, ma di certo ci sarà se (come è avvenuto per i finanziamenti in altri settori) la sopravvivenza delle partnership andrà oltre la fine del progetto, (il presidente ha parlato del 65% di imprese sociali che continua con mezzi propri e che soprattutto semina una cultura positiva del fare rete fondamentale nel nostro Mezzogiorno.)

E le altre proposte, che pur meritevoli non hanno ricevuto il sostegno?

“Ogni selezione è sempre dolorosa, non possiamo sostenerle tutte” ha detto Borgomeo con amarezza; ma con questo metodo (“senza superbia, sia chiaro”) abbiamo anche indicato la strada alle istituzioni governative. “Ci sono soldi non utilizzati anche in altri settori e noi della Fondazione siamo riusciti, in alcuni casi, a portare progetti e idee per ottenere un finanziamento supplementare o alternativo”. “Noi abbiamo 20-22 milioni da utilizzare complessivamente anche per altri settori; escludo quindi che i progetti rimasti fuori siano presi successivamente in considerazione” ha precisato Borgomeo. Il prefetto Morcone ha preso la “palla al balzo” per dire che tenterà di utilizzare anche altri fondi per non lasciar morire i progetti che possono essere considerati tra i più meritevoli di questa Iniziativa Immigrazione. Si vedrà.

L'Italia è un Paese vecchio – ha sottolineato nel Morcone – e fonda molti settori ( in particolare agricoltura e edilizia) sulla presenza significativa di immigrati (anche di imprenditori): avere atteggiamenti di chiusura oltre che antistorico è improduttivo. Per vincere il clima di paura alimentato ad arte dobbiamo costruire una politica di coesione sociale e favorire un’integrazione che non sia solo assistenza. Bisogna trovare il modo di semplificare alcune regole che spesso deprimono e condannano all’illegalità in alcuni casi”. Ribadendo, infine, l’importanza vitale delle organizzazioni Terzo settore in questo processo di integrazione.

Ma senza una grande battaglia culturale non si vince quel razzismo strisciante che c’è nel nostro Paese . Come uscirne? Per il direttore dell’Espresso Viucinanza occorre: “Semplificare le procedure; legislazione più chiara; burocrazia più amica; capacità di controllo sugli sprechi e per stroncare le speculazioni di chi approfitta di situazioni di necessità”

Per il direttore di Avvenire Tarquinio le responsabilità del grande circuito mediatico sono evidenti: “La percezione negativa della gente non è solo frutto di idee vaganti, ma di un martellamento sistematico in termini di ‘occupazione’, di ‘invasione’, di ‘esproprio’, di ‘stravolgimento di vita’. E’ come un bollettino di guerra.”. E invece, per Tarquinio, è utile mettere in relazione i fatti dando i veri numeri dentro la cronaca. E poi serve uno sguardo di sistema. “Considerare le persone che arrivano come un problema e non come una risorsa è la bestemmia più grossa. È una china che va ribaltata con le buone pratiche, i progetti. Come state facendo voi”.


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