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Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti, almeno 20 barche in pericolo nel mar Mediterraneo

Dramma senza fine: si moltiplicano le segnalazioni con sos dal mare ai volontari e alle autorità costiere di imbarcazioni con centinaia di persone a bordo. “Sono in acque libiche, difficilmente raggiungibili dai mezzi navali italiani o del programma europeo Triton”

di Redazione

Le ultime notizie parlando di nove corpi recuperati senza vita. E sono altre migliaia le persone a rischio di morte nella giornata di lunedì 13 aprile 2015 nelle acque del Mare nostrum, il mar Mediterraneo. “Nel solo fine settimana sono state recuperate ben 5629 persone (dati ufficiali della Guardia costiera), sono almeno 20 le imbarcazioni con cui le autorità italiane stanno avendo a che fare in queste ore”, sottolineano gli operatori di Watch the med, l’ente non profit che gestisce l’Alarm phone, il numero di telefono internazionale che una persona in difficoltà può chiamare nella speranza di attivare al più presto  la macchina dei soccorsi. Allo stesso modo, volontari che nel tempo sono diventati punti di riferimento per i profughi come Tytty Cherasien, il candidato italo-eritreo al premio Nobel 2015 don Mussie Zerai e Nawal Soufi stanno ricevendo negli ultimi giorni decine di chiamate, che puntualmente riferiscono alla Guardia costiera unitamente alle coordinate raccolte delle barche in pericolo.

"Alla guardia costiera e alla marina militare italiana  va il nostro grande apprezzamento: senza il loro continuo intervento e il loro coordinamento con le navi commerciali, la macabra conta dei morti in marevedrebbe numeri sicuramente maggiori”, indica Christopher Hein, direttore del Cir, Il Consiglio Italiano dei Rifugiati, ma questo aumento dei numeri di chi si mette in viaggio non è casuale, piuttosto è dettato dall'insufficienza dell'operazione navale Triton e delle politiche europee: dobbiamo purtroppo rimarcare ancora una volta l'assenza totale di un adeguato intervento europeo: nonostante le tante richieste non è stato elaborato alcun nuovo orientamento strategico e non sono cambiate le regole di ingaggio di Frontex. È evidente che il salvataggio in mare di migliaia di persone non può rimanere un tema solo italiano".

Anche l’organizzazione delle Nazioni unite che si occupa di rifugiati, l’Unhcr, ha preso posizione sulla situazione in atto nel Mar Mediterraneo nella giornata di lunedì 13 aprile: “I morti nel Mediterraneo nel 2015 sono ben oltre 500, un numero trenta volte più alto rispetto allo stesso periodo del 2014. Questi dati dimostrano che le attuali forze in campo non sono sufficientiad affrontare i flussi attuali e che senza adeguate operazioni di monitoraggio, ricerca e soccorso in mare è inevitabile che molte altre persone perderanno la vita nel tentativo di raggiungere la salvezza in Europa”. Ancora, l’Alto commissariato dell’Onu ricorda che il soccorso in mare non basta e deve essere affiancato da un aumento degli sforzi “per garantire alternative legali e sicure per coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni (come quel corridoio umanitario che anche le organizzazioni non governative chiedono da molto tempo), in modo che essi non siano costretti ad intraprendere pericolose traversate via mare”. 

 


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