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Nigeria: 800mila bambini in fuga #BringBackOurChildhood

Pubblicato Missing Childhoods il nuovo rapporto di Unicef sulla violenza di cui sono vittime i bambini in Nigeria e nell'intera area. A un anno dal rapimento delle 200 studentesse di Chibok Unicef lancia un nuovo hashtag e una campagna su Snapchat

di Antonietta Nembri

Missing Childhoods. È questo il titolo del nuovo rapporto di Unicef sulla violenza in Nigeria e nella regione di cui sono vittime circa 800mila bambini costretti ad abbandonare le proprie casa. A un anno di distanza dal rapimento di oltre 200 studentesse a Chibok, questo nuovo rapporto sui bambini in fuga dal conflitto nel nord-est della Nigeria tra Boko Haram e le forze militari e i gruppi di autodifesa civile rivela che ci si trova davanti numeri impressionanti. Missing Childhoods, l’infanzia perduta della Nigeria: sono migliaia i bambini in fuga per salvarsi la vita che hanno attraversato il confine con  Ciad, Niger e Camerun. In meno di un anno il loro numero è più che raddoppiato.

Secondo il rapporto Unicef (in allegato in inglese) il tributo che stanno pagando i bambini in Nigeria e nell’intera regione è sempre più pesante. I minori vengono utilizzata da Boko Haram come combattenti, cuochi, facchini e vedette. Le donne giovani e le ragazze sono sottoposte a matrimoni forzati, obbligate a lavorare e a subire stupri.
Il rapporto inoltre sottolinea come studenti e insegnati siano stati deliberatamente presi di mira. Dalla fine del 2014 sono state oltre 300 le scuole danneggiate o distrutte, mentre sono stati uccisi almeno 196 insegnanti e 314 studenti.

«Il rapimento di oltre  200 ragazze a Chibok è solo una delle tragedie infinite replicate in una dimensione ancora più imponente in Nigeria e nella regione», afferma Manuel Fontaine, Direttore regionale Unicef per l'Africa occidentale e centrale. «Decine di ragazze e ragazzi sono scomparsi in Nigeria – rapiti, reclutati da gruppi armati, attaccati, utilizzati come armi, o costretti a fuggire dalla violenza. Hanno il diritto di riavere la loro infanzia».

In una nota l’Unicef fa sapere di aver intensificato la sua risposta umanitaria. Negli ultimi sei mesi ha fornito sostegno psicologico a oltre 60mila bambini colpiti dal conflitto in Nigeria, Niger, Camerun e Ciad per aiutarli ad alleviare il dolore dei ricordi, ridurre lo stress e far fronte al trauma. Inoltre con i partner l’Unicef lavora al rifornimento di acqua potabile e servizi sanitari salvavita. Importante poi l’opera in corso per ripristinare l’accesso all’istruzione e la creazioni di spazi temporanei di apprendimento. Non mancano poi le terapie per i bambini malnutriti.

Per richiamare l’attenzione sull’impatto devastante del conflitto sui bambini in tutta la regione Unicef ha adottato l’hashtag #bringbackourchildhood. L’organizzazione usa Snapchat – una piattaforma social in cui i messaggi spariscono – proprio per evidenziare la situazione di centinaia di migliaia di bambini che hanno perso la loro infanzia a causa del conflitto.

Per raccontare le storie dei bambini che sono fuggiti la violenza, l'Unicef e artisti Snapchat condivideranno immagini basate sui disegni dei bambini di Nigeria, Ciad, Niger e Camerun. L'opera riflette ciò che i bambini perdono scappando da casa, le ferite emotive e le sofferenze che hanno sopportato, come  vedere i propri genitori e fratelli uccisi, torturati o rapiti (qui il sito). Le persone saranno invitate a condividere ciò che avrebbero perso di più se fossero stati costretti ad abbandonare la casa  sia su Snapchat, sia utilizzando altri canali sociali con l’hastag #bringbackourchildhood

In una nota Unicef esorta i donatori internazionali ad aumentare il loro sostegno finanziario alle attività di soccorso in Nigeria e nei paesi limitrofi, dal momento che l’organizzazione deve far fronte a una grave mancanza di fondi: ha ricevuto, infatti, solo il 15% dei 26,5 milioni di dollari richiesti per la Nigeria per il 2015 e non più del 17% per il suo appello globale umanitario per il Camerun, il 2% per il Niger e l’1% per il Ciad.

Per sostenere l’azione di Unicef si può visitare il sito di Unicef Italia

Foto: © UNICEF/NYHQ2015-0643/Rich 


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