Attivismo civico & Terzo settore

Fondazione con il Sud: 7 anni di progetti al microscopio

Il presidente Carlo Borgomeo racconta a Vita.it il “Monitoraggio sulle Attività Istituzionali”, il rapporto con cui la fondazione ha analizzato la propria attività dal 2007 al 2014. In sette anni sono stati raggiunti 230mila soggetti con 174 milioni di risorse destinate, l'89% dei progetti è valutato buono o eccellente

di Lorenzo Maria Alvaro

Si chiama “Monitoraggio sulle attività Istituzionali” ed è il rapporto con cui Fondazione con il Sud ha analizzato le proprie attività dal 2007 al 2014. Un lavoro certosino e minuziosissimo in cui la Fondazione ha valutato i propri progetti classificandoli per contributi assegnati, iniziative sostenute, aree d'intervento. tipologie di beneficiari, organizzazioni coinvolte partnership nate e destinatari. Una schedatura che ha permesso poi di valutare il proprio lavoro a 360 gradi. La ricerca parla di un impegno che in 7 anni ha raggiunto 230mila soggetti con 174 milioni di risorse destinate. L'89% dei 703 progetti sostenuti con oltre 134 milioni di contributi sono valutati come buoni e eccellenti. Per capire i risultati di questo lavoro abbiamo parlato con il presidente Carlo Borgomeo.   

Come nasce l'idea del monitoraggio e perché lo avete fatto?
Se si vuole gestire la politica d'intervento in maniera trasparente ed efficace si deve necessariamente monitorare le proprie attività. Ogni monitoraggio ha tre funzioni principali: la prima è formale, di controllo, che serve a verificare che le spese siano corrette e coerenti con quanto previsto dal progetto. La seconda, importantissima, è che facendo monitoraggio si fa accompagnamento della fase di attuazione dei progetti, con consigli, suggerimenti, aggiustamenti. Infine la terza funzione, più importante strategicamente, è quella di verificare gli effetti degli interventi. Una verifica che ha due articolazioni. Da una parte vedere se il progetto ha raggiunto gli obbiettivi e in che misura e se il progetto sopravvive nel tempo. Infine ci sarebbe la verifica dell'impatto generale. Su cui però ancora non siamo in grado di dare risposta. Dunque questo è il senso del nostro lavoro. C'è però una cosa che vorrei sottolineare perché è molto importante…

Prego…
Nella nostra organizzazione la funzione di monitoraggio non è separata dalla funzione di istruttoria. Significa che chi valuta i progetti di un bando segue anche la fase di monitoraggio dei progetti di quel bando. Questo significa che con il tempo e con il monitoraggio i nostri operatori diventano sempre più bravi alla luce di un'esperienza diretta fatta sul campo.

Quali sono i dati più importanti del monitoraggio?
Abbiamo adottato una griglia di valutazione con un vero e proprio punteggio. Il fatto che ci sia una concentrazione molto favorevole sui progetti portati a termine è una cosa importante. Vuol dire che per lo più i nostri progetti arrivano in porto e hanno un buon impatto. Questo per noi è capitale. Quindi la prima notizia importante è che l'85% circa dei nostri progetti viene valutato tra buono e ottimo. Ci sono poi i dati del monitoraggio ex post, cioè dopo due anni dalla cessazione del nostro aiuto. La maggioranza dei progetti sostenuti non muoiono. Alcuni sopravvivono del tutto altri solo in parte. Significa che si tratta di realtà solide e ben strutturante, non di interventi spot. Un altro aspetto importante riguarda i partnerariati. Da statuto noi privilegiamo progetti con alle spalle partnership. Il rischio però è che queste alleanze vengano improvvisate. Invece i dati dicono che due terzi dei progetti vedono sopravvivere le partnership. Si tratta di un obbiettivo in sé, che risponde al nome di infrastrutturazione territoriale.

Quali invece le criticità su cui lavorare e migliorare?
La frontiera più interessante è quella del grandissimo tema della sostenibilità dei progetti. Noi dobbiamo il più possibile, nel momento in cui valutiamo, individuare le ragioni valide per cui, nel momento in cui finisca il nostro sostegno, il progetto sopravviva. Per farlo dovremmo chiedere dei veri e propri business plan ai partecipanti. Ora questo ovviamente non ha sempre senso perché tra i nostri progetti ce ne sono alcuni che hanno una prospettiva di mercato e di competizione dichiarata, come la valorizzazione di beni culturali o di beni confiscati alla mafia. Ma ci sono anche ambiti, come i servizi socio sanitari e la lotta alla dispersione scolastica, la cui vocazione alla auto sostenibilità economica è più complicata. Quindi la questione su cui stiamo investendo di più è proprio quella di inventare nuove forme di autonomia economica. Pensa ad esempio a partnership con il pubblico o forme di fundraising.

Scaricabile in allegato il Monitoraggio in versione sintetica


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