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Ugo Rossi: «L’educazione? Per noi è anche un volano di sviluppo economico»

Domani torna dopo due anni di stop Educa, il festival dell'educazione di Rovereto: «L'educazione, oltre che essere una responsabilità di tutti, è strategica per la crescita umana, sociale e relazionale e una leva per uno sviluppo economico e la competitività del territorio»

di Redazione

Si apre domani a Rovereto la VI edizione di Educa, il Festival dell'Educazione, sotto il titolo "Desiderio e Conflitto". Un ritorno dopo due anni di stop, che la Provincia di Trento e il suo presidente Ugo Rossi hanno fortemente voluto. Per ragioni culturali, ma anche di sviluppo sociale ed economico del territorio. Come lo stesso Rossi spiega in questo dialogo con Vita. 

Perché la Provincia ha deciso di rilanciare EDUCA, qual è il senso “politico” di questa scelta?
Mai come in questo momento di crisi economica e di calo di risorse pubbliche, la politica è chiamata a rivedere la spesa pubblica. Spesso però si finisce per tagliare, e in modo anche netto, tutto ciò che non ha immediata visibilità e applicabilità, come è la scuola e l'educazione. Una politica responsabile e lungimirante, che non cerchi rifugio in scelte che paghino di più nell'immediato, non dovrebbe invece mai perdere di vista il futuro delle nostre comunità e dei giovani. E l'educazione è, per antonomasia, sinonimo di futuro. Occorre agire responsabilmente sapendo che le scelte che si fanno oggi hanno conseguenze sul domani, quindi sulla vita dei nostri figli, e che tali scelte saranno tanto più efficaci se saranno condivise con le comunità che si amministrano. Per questo, nonostante le risorse in calo, siamo andati controcorrente, rinnovando per altri cinque anni il protocollo d’intesa con l’Università degli Studi di Trento e il Comune di Rovereto per realizzare, in collaborazione con il consorzio Con.Solida questo importante festival.

Oltre al sostegno economico che tipo di supporto fornirà la Provincia allorganizzazione?
L'educazione non è materia per tecnici, attraversa ogni fase della vita delle persone e delle comunità ed è quindi trasversale anche nella pubblica amministrazione. Per questo alla realizzazione di EDUCA collaborano, in modo diverso, molti settori della Provincia: dal Dipartimento della Conoscenza e dell'Istruzione e infanzia al Servizio Minoranze Linguistiche Locali e Relazioni Esterne, all'Ufficio Stampa, all'Agenzia per la famiglia fino alla Protezione civile e al SOVA.

In che senso si parla di EDUCA come un momento importante per lo sviluppo economico e la competitività del territorio?
Un evento come  EDUCA aumenta l'offerta culturale già ricca del nostro territorio sia per i cittadini trentini, sia in un'ottica turistica. Al di là dell'indotto economico immediato dell'evento, però, la convinzione che ci muove è che l'educazione, oltre che essere una responsabilità di tutti, sia strategica per la crescita umana, sociale e relazionale, ma anche leva per uno sviluppo economico e un aumento della competitività del territorio. Un’educazione che è tale perché permette di accrescere le competenze, di creare le condizioni per una comunità accogliente rispetto alle esigenze per la famiglia, di aumentare il benessere sociale. I territori dove si vive bene, si lavora bene e offrono opportunità di formazione di qualità diventano attrattivi e competitivi.

“Desiderio e conflitto” sarà il tema centrale dellevento. Come si spiega questa scelta?
Questa domanda dovrebbe essere rivolta al comitato promotore di EDUCA di cui fanno parte esperti di educazione con la supervisione scientifica del professor Remo Job dell'Università. Detto questo mi pare che siano due termini che richiamano questioni oggi centrali sia rispetto ai giovani, sia rispetto alla convivenza. Credo per altro che la ridefinizione di queste due categorie dell’agire umano, desiderio e conflitto, sia oggi un’urgenza culturale dalla quale ripartire per coltivare una nuova idea di integrazione sociale capace di aprire le nostre comunità, di renderle più permeabili al cambiamento e ad una nuova dialettica civile.

Come fare in modo che eventi di questo tipo abbiamo una ricaduta reale sul territorio?
Dando continuità, ovvero assumendo come abbiamo fatto pubblicamente un impegno di lungo respiro perché alla crescente richiesta sociale di una “buona educazione” non si risponda con soluzioni contingenti e interventi estemporanei. E ancora, coinvolgendo il territorio, affinché non si crei una fruizione "passiva" ma una costruzione partecipata. So che i temi, i programmi, i materiali che ogni anno ha prodotto EDUCA sono frutto di lavori condivisi da diverse agenzie educative, dal mondo della scuola e dalle associazioni e cooperative, da enti culturali e musei. L'auspicio poi è che le riflessioni che vengono proposte, le esperienze presentate stimolino anche altri e che si attivino nuove progettualità.

Dovesse convincere un suo collega governatore ad “esportare” Educa quali parole utilizzerebbe?
Non è detto che Educa si presti ad essere esportata: può divenire – in parte già lo è –  il momento in cui esperienze maturate anche fuori dalla nostra Provincia vengono presentate e condivise e in cui persone che vivono altrove vengono per apprendere e incontrare. Quello che secondo me andrebbe "esportato" sono obiettivi e metodo: a costo di ripetermi ribadisco: dobbiamo rimettere al centro delle nostre scelte l'educazione e i ragazzi. Come amministratori pubblici dobbiamo continuare a coinvolgere le nostre comunità perché la costruzione del futuro passa attraverso il sentiero della responsabilità, tanto individuale che collettiva. Che poi è uno dei tratti distintivi della nostra Comunità autonoma.


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