Cooperazione & Relazioni internazionali

Croce Rossa: «Senza pacificazione in Libia ogni sforzo sarà vano»

Parla Francesco Rocca presidente Nazionale di CRI e vice presidente della Federazione Internazionale CR. «Finché la questione delle migrazioni sarà trattata come un problema di sicurezza e non come un tema umanitario, come sembra dai punti del piano europeo, non si troveranno soluzioni efficaci»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il dramma dei migranti sembra non avere fine. Dopo gli oltre 900 profughi affogati nel Mediterraneo, a sud della Sicilia, nelle acque di fronte a Rodi un altro naufragio ha fatto altre 200 vittime. Ogni ora racconta di nuovi avvistamenti, nuove barche, nuovi profughi. Il temuto esodo sembra si stia avverando. Dalle coste del nord Africa sono a migliaia ad essere pertiti. E secondo le associazioni umanitarie sono a milioni a sperare di poter un giorno prendere il mare alla volta dell'Europa. Di fronte a quella da emergenza si sta velocemente trasformando i tragedia dalle dimensioni epocali le situazioni internazionali ed europee provano a trovare risposte. Sono di oggi i 10 punti di cui si compone la road map d'intervento. Sintetizzata in tre macro temi l'Europa, insieme all'Onu, vorrebbero: 1. Colpire i barconi in porto, prima che partano 2. Tessere accordi con i Paesi confinanti alla Libia per controllare e impedire i flussi di migrazione 3. Raddoppiare i fondi, fino a sei milioni, per Triton, e aumentare quelli per l'accoglienza. Per capire se la strategia è quella giusta abbiamo parlato con Francesco Rocca, presidente Nazionale di Croce Rossa Italiana e vice presidente della Federazione Internazionale Croce Rossa.     

Oggi a Catania avete indetto una conferenza stampa sulla strage dei migranti, cosa direte?
Faremo il punto della situazione sui numeri dell'accoglienza fino ad oggi e, soprattutto, il punto sull'insufficienza dell'impegno delle istituzioni internazionali. Ci appelliamo ai Governi e alla Comunità Internazionale perché lo sforzo umanitario sia al centro delle agende politiche.

Da questo punto di vista è stato stilato un piano in dieci punti. Che ne pensate?
Per quello che riguarda il colpire i barconi e l'accordarsi coi paesi confinanti non ho chiaro di cosa si stia parlando. Come si può impedire a chi scappa da guerre e persecuzioni di poter scappare. Che facciamo? Cinturiamo paesi a rischio come la Nigeria? La cosa più importante dovrebbe essere potenziare la diplomazia ma per cercare soluzioni alle cause delle guerre, non per stoppare i fuggiaschi. O si fa questo oppure i barchini saranno sempre di più. Sono due punti totalmente inconsistenti. È giusto cercare di non far partire le barche e contrastare i mercanti di esseri umani, ma come si fa, contemporaneamente a dare risposta agli obblighi internazionali che abbiamo rispetto a chi scappa dalla guerra? Rimane un mistero a leggere questa lista.

Insomma prima bisogna pacificare i territori?
Onestamente senza una soluzione della crisi libica non si capisce come si possa contrastare il fenomeno. Nessuno dice che gli etiopi uccisi due giorni fa erano migranti che cercavano di arrivare in Europa.

Per quello che riguarda invece le risorse economiche in più a Triton e accoglienza, qual è il suo giudizio?
Si tratta di un segnale. Ma si deve accompagnare a una modifica degli accordi di Dublino. Non si può continuare a far pesare l'accoglienza sulle spalle di un solo paese. Mettere al centro solo il tema della sicurezza e non guardare a quello che sta accadendo come ad un problema umanitario è un grave errore.

Serve dunque un intervento in Libia?
Non parlo di interventi armati. Assolutamente. Bombardare, com’è evidente, non serve a nulla. Parlo di interventi diplomatici. Senza una pacificazione del territorio, dove c'è un conflitto di una violenza inaudita, nessuna proposta può avere buon esito. Anzi addirittura si possono avere conseguenze tragiche.

In che senso?
Nel senso che è giusto colpire i trafficanti, ma non senza anche un intervento di pacificazione, altrimenti il rischio è che, semplicemente si spostino i flussi migratori. Stiamo parlando di milioni di sfollati che prima o poi, in qualche modo, prenderanno il mare. È una pressione che non si può sostenere né intercettare.

Lei è anche vice Presidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa. Quella dei migranti è una questione che è in cima all'agenda anche delle CR degli altri Paesi?
Certo. Il tema dei migranti è enorme. Non è solo un problema del Mediterraneo. Esiste nell'est Europa, in tutta l'America Latina e in Asia. È un tema prioritario per la Croce Rossa Internazionale.


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